Reggio Calabria. Con l’invio della diffida al rappresentante legale di Trenitalia e ai Ministri protempore dell’Economia e delle Finanze e delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Provincia di Reggio Calabria ha avviato la “Class action” sul taglio dei collegamenti ferroviari tra il reggino, la Calabria e le altre regioni italiane. Nell’atto, firmato dal presidente dell’Ente Giuseppe Raffa, si rileva che la “società Trenitalia per la Calabria ha avviato una strategia volta alla riduzione dei costi e, sopprimendo alcune corse ferroviarie, ha determinato delle conseguenze negative nei collegamenti della Calabria con le Regioni del Centro e del Nord. Il contestuale investimento di enormi risorse finanziarie per il miglioramento del servizio ferroviario nelle Regioni più ricche del Paese, tutte site nel Nord Italia, a scapito di quelle del Sud, contribuisce all’ulteriore isolamento del Meridione con conseguenti battute d’arresto per l’economia calabrese, già in grave crisi. I tagli delle corse dei treni in Calabria hanno generato una grave situazione di disagio fra i pendolari calabresi e i viaggiatori in generale, considerato che a causa delle condizioni delle strade statali e i lavori ancora in corso della Autostrada A3, non hanno altra alternativa al trasporto pubblico locale. La destinazione, poi, al trasporto passeggeri di vagoni obsoleti, sporchi, con posti a sedere insufficienti e servizi igienici spesso non funzionanti costringe a condizioni di viaggio umilianti”. I pendolari calabresi, si legge nel ricorso di Raffa, sono sottoposti a gravissimi disagi “soprattutto nel periodo estivo e nelle ore di punta a causa della riduzione delle corse dei treni. Ed è accaduto persino che i viaggiatori non riuscissero a salire sul treno, a causa del sovraffollamento dei vagoni, oppure che i passeggeri viaggiassero stipati negli stessi vagoni in condizioni disumane e in assenza delle più elementari norme di igiene e sicurezza”. La diffida comprende l’elenco dei treni soppressi, con la messa in atto, da parte di Trenitalia, di un “comportamento giustamente offensivo e discriminatorio nei confronti dei cittadini residenti nel territorio della provincia di Reggio Calabria”. Condotta, questa, che, per il Presidente dell’Ente di via Foti, non solo è illegittima ma, in particolare, viola anche gli artt. 2,3,41 e 43 della Costituzione. Tale violazione riguarda – sempre secondo la diffida – anche “le norme, i contratti, i piani e gli accordi previsti per l’intero Territorio Nazionale, che regolamentano i rapporti con lo Stato di concessione dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, i rapporti per l’esercizio e lo sviluppo dell’infrastruttura, la previsione di ammodernamento della rete e del materiale rotabile, l’erogazione di contributi ed indennizzi, l’elaborazione di piani di priorità e la redazione di standard di qualità e adempimenti per FS e Trenitalia”; viola poi i diritti dei viaggiatori contenuti nella carta dei servizi e nel codice del consumo i regolamenti CEE e finanche il codice penale. Nel ricorso di Raffa si legge ancora che “pur in presenza di un sistema normativo che ormai apre alle liberalizzazioni, il settore delle Ferrovie in Italia è in regime di monopolio e ciò a garanzia e tutela dell’interesse generale e, quindi, di un servizio minimo e predeterminato a tutti gli utenti con particolari obblighi di servizio. Tuttavia, Trenitalia continua ad applicare una strategia di mercato redditizia che si ripercuote sul peggioramento dell’offerta nel servizio universale”. E prosegue: “Il sistema di trasporto ferroviario costituisce il primo e essenziale mezzo, cui sono espressamente affidate e riconosciute, nei documenti programmatici tra Stato e Soc. Trenitalia, capacità e funzione di riequilibrio territoriale e di stimolo allo sviluppo economico delle aree depresse del Paese. Il trasporto ferroviario – altro passaggio della diffida – in quanto servizio pubblico deve rispondere a fini sociali essendo destinato a soddisfare i bisogni della collettività”. Pertanto, “la riduzione del servizio in zone economicamente depresse del Paese non può essere giustificata da semplici calcoli di redditività tra ‘entrate’ e ‘uscite’, soprattutto quando le ‘entrate’ sono ridotte a causa dei costi elevati pur nel totale disservizio ed in palese contrasto con quanto previsto dalla Carta dei Servizi di Trenitalia”. Il presidente Raffa ricorda, infine che “la già fragile economia della provincia di Reggio Calabria, specialmente nei settori del turismo e del commercio, ha subito perdite considerevoli e registrato una battuta d’arresto nella crescita e nello sviluppo economico. I cittadini – è scritto nel documento – devono affrontare disagi e notevoli spese per raggiungere le destinazioni non più collegate direttamente dal servizio ferroviario”. Tutto questo mentre “lo Stato appare sempre di più assente e disinteressato delle sorti della Calabria, del suo sviluppo economico, del futuro dei giovani”; e che “molte persone, specialmente quelle anziane o con handicap residenti in paesi dell’entroterra ed a basso reddito sono state messe in condizione di estrema difficoltà a recarsi nelle città del Nord. La soppressione dei treni è l’ennesima umiliazione per la Provincia di Reggio Calabria ed il suo territorio e per tutti i suoi abitanti che si vedono trattare dallo Stato come cittadini di serie B. Considerato, peraltro, che i trasporti gestiti da codesta società costituiscono servizi collettivi, generali ed indispensabili, effettuati in regime di posizione dominante di mercato rispetto al principio della concorsualità e concorrenza , per cui altri organi privati non possono facilmente entrare nel mercato, essendo il servizio in concessione a codesta società, che seppur formalmente privata rimane, secondo la giurisprudenza costituzionale e amministrativa, di natura pubblicistica in quanto partecipata dallo Stato a fine degli interessi pubblici generali e universali coinvolti”.
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