Caro direttore,
ho avuto la sfortuna di nascere in una famiglia non mafiosa, ma ho “fatto strada da solo”, senza accorgermene, ho conosciuto Scopelliti e ho collaborato con lui alle elezioni regionali, ho lavorato nello staff di Raffa nell’anno in cui lo stesso era facente funzione a Reggio Calabria, dal primo giorno di insediamento sono stato affianco a Demi Arena in qualità di componente dello staff, praticamente sento il dovere morale di considerarmi “contiguo”. Non credo di aver fatto in questi anni cose straordinarie, mi sono limitato a fare il mio lavoro con passione e serietà per una città che non mi appartiene, così come non appartiene più ai reggini. Chi è Arena? Quell’uomo che al mattino si caricava sulle spalle i problemi di una città? che doveva programmare tenendo conto di scelte fatte decenni prima dalla colta e ricca sinistra reggina tra concorsi pubblici e spartizioni di cattedre. Chi è Arena? Quell’uomo che ha rischiato in prima persona pur di difendere i dipendenti davanti alla Corte dei conti? Quell’uomo che per ultimo spegneva le luci del palazzo? quell’uomo che ascoltava gli “ultimi” e poi “primi” ? io so chi è Arena e lo sanno tutti i reggini, se lui rappresenta una politica di contiguità con la mafia, beh, è un onore per me fregiarmi di questo titolo ministeriale. La democrazia, a Reggio Calabria è morta per decreto e siccome non possiamo uccidere i valori che abbiamo nell’anima, il mio sindaco resterà Demetrio Arena, il mio Governatore Scopelliti, la mia città Reggio Calabria, il mio Stato il Maghreb.
Lettera firmata