Chiusura carcere “Luigi Daga”. Raffa scrive a Napolitano

Reggio Calabria. “Difendere Laureana significa impedire lo smantellamento di un modello di riabilitazione sociale che, in tutti questi anni, è stato il fiore all’occhiello del Mezzogiorno e non solo di questa parte geografica del Paese”. Il concetto espresso dal presidente Giuseppe Raffa durante il Consiglio Provinciale aperto ( svoltosi agli inizi del mese in corso) sulla chiusura dell’Istituto carcerario “Luigi Daga” non è rimasto l’incipit di uno dei tanti discorsi fatti da personalità politiche, del mondo sindacale e da rappresentanti della società civile, che pure sull’argomento hanno inciso moltissimo sul formarsi dell’opinione pubblica, ma ha avuto un importante seguito. Il dott. Giuseppe Raffa, infatti, si è rivolto al Capo dello Stato.
In una lettera indirizzata all’on. Giorgio Napolitano, Raffa scrive: “Mi rivolgo la Lei come Presidente della Repubblica e come figlio di questo Mezzogiorno che vuole riscattarsi ma che, forse per un’atavica maledizione, non riesce a diventare quella terra che noi tutti vorremmo. Le tante delusioni storiche hanno prodotto un substrato di rassegnazione che sembra essersi cristallizzato, trasformando il vivere civile in impotenza e, spesso, in alibi. Lei, on. Napolitano, come Capo dello Stato, e prima ancora come Deputato, Presidente della Camera e Ministro dell’Interno, conosce sia i mali della Calabria e del reggino in particolare, sia le eccellenze che aiutano la crescita sociale e che diventano orgoglio delle nostre comunità. A queste ultime, a volte, non viene concesso il tempo di produrre effetti positivi, finanche di apprezzarle, perché qualcuno decide di azzerarle provocando sfiducia nei confronti dello Stato che vorremmo sempre più vicino per aiutarci a non essere considerati la palla al piede dell’Italia. Come presidente della Provincia di Reggio Calabria, Le partecipo il disagio sociale e la delusione per il “congelamento” dell’esperienza carceraria di Laureana di Borrello, primo esempio in Italia di un rivoluzionario sistema di reclusione, che dal 2004 ad oggi ha dato la possibilità a tanti giovani tra i 18 e i 34 anni, una volta pagato il debito con la giustizia, di reinserirsi nel consorzio civile”.
La lettera di Giuseppe Raffa al Presidente della Repubblica prosegue: “ Alcuni di questi giovani, nel corso di un recente Consiglio provinciale aperto per sensibilizzare il Dap del Ministero di Giustizia a recedere dalla chiusura dell’Istituto “Luigi Daga”, hanno avuto modo, senza remore, di raccontare il loro percorso riabilitativo che oggi gli consente di lavorare come apprezzati artigiani nelle attività produttive presenti sul territorio. I tagli alla spesa pubblica sono necessari per il futuro del nostro Paese, ma sono altresì convinto dell’importanza dell’umanizzazione della pena. In questi giorni i cittadini della Piana di Gioia Tauro, e non solo di questo comprensorio, sono impegnati in una civile protesta che condivido e faccio mia, convinto come sono degli effetti devastanti prodotti in tanti giovani che, per riparare ai loro errori, sono costretti a convivere per tutto il tempo della detenzione con delinquenti incalliti e con appartenenti alla criminalità organizzata. Il “Luigi Daga”- voluto da un grande e leale servitore dello Stato, Paolino Quattrone -, anche se in minima parte rispetto alla grande popolazione carceraria regionale, per sette anni ha impedito questo contagio criminale, offrendo ai giovani nuove opportunità per riscattare gli errori del passato. On. Sig. Presidente, un Suo autorevole intervento, ne sono certo, contribuirebbe – termina Raffa – alla prosecuzione di quest’esperienza che i reggini guardano come avamposto contro la ‘ndrangheta e come strumento di una nuova condizione umana del sistema carcerario. Certo della Sua sensibilità, esprimo il sentimento di gratitudine a nome dei reggini”.

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