Reggio Calabria. “Siamo fortemente preoccupati per il futuro dei 38 lavoratori della Bentini e per il rischio che il nuovo palazzo di giustizia resti l’ennesima incompiuta della città”. Il presidente di Confindustria Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea, interviene sulla grave crisi che in questo momento rende improbabile la prosecuzione delle opere per la costruzione del Tribunale al rione Sant’Anna. “Come moltissime imprese del settore edile, anche l’azienda faentina è fortemente penalizzata dal mancato pagamento delle spettanze da parte del Comune. Un credito insoddisfatto di sette milioni di euro avrebbe già determinato il fallimento della stragrande maggioranza delle ditte reggine – prosegue Cuzzocrea – La ‘Bentini’, che è un’impresa di grandi dimensioni, se la situazione non dovesse evolversi, sarebbe inevitabilmente costretta a procedere con la messa in mobilità del personale, con un altro pesantissimo dazio pagato dalla città in termini occupazionali. Ci rendiamo conto delle difficoltà che i commissari prefettizi incontrano in questa fase iniziale della loro gestione straordinaria del Comune di Reggio, ma la vicenda del palazzo di giustizia va affrontata in maniera tempestiva perché gli interessi in discussione non sono solo economici, ma anche e soprattutto sociali. Per la parte di nostra competenza, chiederemo al prefetto della provincia, Vittorio Piscitelli, di rappresentare al governo centrale la gravità della situazione. Al tempo stesso, sollecitiamo un immediato intervento della deputazione calabrese affinché il Parlamento si occupi di questo problema, e lo faccia in termini concreti. Ribadiamo – aggiunge il presidente di Confindustria Reggio Calabria – che dopo lo scioglimento del consiglio comunale, anche alla luce delle condizioni di predissesto di Palazzo San Giorgio, è indispensabile uno stanziamento straordinario di risorse statali a favore della città. I soli fondi della normativa antidissesto – conclude il rappresentante dell’associazione di via del Torrione – per Reggio non costituirebbero altro che un modesto palliativo, insufficiente anche a far fronte alle esigenze più impellenti della nostra comunità e delle nostre imprese”.
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