Reggio Calabria. Ricorre domani il 21° anniversario della morte del Senatore Francesco Franco, ma per tutti Ciccio. Il capo dei “boia chi molla”, l’appassionato e indiscusso protagonista dei Moti per Reggio Capoluogo, cessò di vivere improvvisamente la mattina del 16 novembre 1991 a soli 61 anni. Alle 9,30, a cura del Coordinamento Grande Città del PdL, della Giovane Italia e del Centro Studi Tradizione Partecipazione, è stata organizzata una cerimonia di commemorazione, con la deposizione di un omaggio floreale, presso il monumento dedicato al leader della destra reggina. Lo comunica Giuseppe Agliano, per anni stretto collaboratore di Ciccio Franco e Segretario del Fronte della Gioventù del tempo. Agliano ricorda che, a parte la prima plebiscitaria elezione al Senato della Repubblica del 1972, conquistata con lo straordinario risultato del 48% dei voti in città (un reggino su due allora votò per lui) ed il 37% nell’intero collegio, pari ad oltre 47.000 preferenze, fu rieletto senatore: nel 1976, nel 1979, nel 1983 e nel 1989. Tra gli anni ’70 e ’80, Ciccio Franco diviene l’icona dei militanti della destra parlamentare e non; lo slogan “boia chi molla è il grido di battaglia” riecheggia in tutte le piazze italiane; non vi è manifestazione del MSI-DN da Bolzano a Palermo, in cui non viene richiesta la sua presenza. Nonostante ciò rimane schivo, riservato ma, soprattutto, legatissimo alla sua amata Reggio. Attivissimo dirigente sindacale (la sua vera passione) ricoprì nella CISNAL, la sigla che raccoglieva i lavoratori che si riconoscevano nei valori sociali della destra, i massimi incarichi nazionali, fra cui quello di Segretario Generale aggiunto. Consigliere comunale ininterrottamente per circa 30 anni, a testimonianza del grande gradimento popolare che lo ha sempre accompagnato ed a riprova del suo sviscerato attaccamento per la città. Con la scomparsa di Ciccio Franco finiva un’epopea, un mito per tutti i giovani militanti della destra dell’epoca, il punto di riferimento non solo politico, una figura indelebile quasi paterna; egli era certamente un uomo d’azione, un combattente, un idealista, che non conosceva cosa fosse la paura o l’accomodante spirito di compromesso; era un generoso, un puro di cuore e la sua disponibilità lo portava a condividere fino in fondo i bisogni e la povertà dei più umili. Ciccio, conclude Agliano, ci ha lasciato una ricca eredità di affetti, di capacità, di virtù, di valori. Ci ha insegnato l’arte della politica, quella vera, quella pulita, la politica della spirito di servizio, dell’interesse della collettività, dell’operare per il bene comune, dal dare e non dell’avere, del concreto e non dell’effimero, della fierezza e non dell’asservimento. E’ soprattutto per questo, in uno dei momenti più difficili per la città, che vogliamo ricordare la figura e l’opera di un indiscusso difensore del diritto al futuro della comunità reggina, per ribadire che, oggi come ieri, ameremo e serviremo Reggio fino in fondo e combatteremo per vederne riconosciuto l’onore e la dignità. Come Lui ci ha insegnato.