Povertà in Calabria. Le riflessioni di Pollifroni del Gruppo di Volontariato Don Lorenzo Milani

Oggi tutti ci domandiamo che cos’è la povertà e ci chiediamo insistentemente chi sono i nuovi poveri. Non ci sono ricette, ma solo capacità di spingere verso il buon senso chi ci amministra e chi ci governa verso una politica sociale che porti alla collaborazione fra pubblico e privato per creare nuove opere pubbliche, per una forte spinta verso una formazione continua dei giovani, per un forte incoraggiamento a favore della Famiglia. Ci vuole più lavoro, che viene con l’impegno di tutti a creare uno sviluppo dal basso legato alla nostra terra di Calabria.E’ vero che la povertà nel tempo è cambiata, ed è cambiata anche in Calabria. In molte ricerche non si è mai posta la domanda di qual’è il senso della povertà e come si riconosce la povertà in Calabria. L’incidenza di povertà viene calcolata sulla base del numero di famiglie (e relativi componenti) che presentano spese per consumi al di sotto di una soglia convenzionale. La famiglia calabrese in condizione di povertà relativa è nella media procapite di 824,13 Euro mensili, mentre la famiglia in condizione di povertà assoluta, sempre statisticamente, sta nella soglia delle 559,00 Euro mensili. Tutte le famiglie calabresi con 5 o più componenti è povera, e molto spesso grava su di loro il problema della presenza degli anziani o dei diversamente abili. A questo dramma si aggiunge il dramma del non lavoro e della disoccupazione che spinge in basso ancor più le famiglie ad adottare sistemi di sopravvivenza, facendo nascere una nuova povertà. Tutto questo accade nel silenzio istituzionale, nel nascondimento delle famiglie, nel non far sapere la condizione in cui si vive perché potrebbe condizionare l’atteggiamento degli altri e dell’intera società. Non si tratta di vergogna, ma di timore del giudizio che ammazza e che isola dal resto del mondo quasi come appestati. In termini assoluti la povertà viene definita come una condizione economica di incapacità all’acquisto di determinati beni e servizi, indipendentemente dallo standard di vita medio della popolazione di riferimento. Pertanto, non si riesce a creare lavoro e non si riesce a mandare i figli a scuola e non si riesce ad avere un reddito capace di poter far fronte alle spese regolari provocando l’esclusione sociale incrementando, quindi, una nuova classe di poveri calabresi. Infatti molto indicativo il fatto che le mense della Caritas in Calabria non riescono più fronteggiare la situazione almeno per un pasto al giorno. Questo effetto domino produce l’aumento dei fitti delle case, blocca una politica sociale della casa a tutti, blocca la possibilità di sposarsi e genera la convivenza momentanea; traccia un solco tra la comunione tra due persone giovani che vivono insieme solo perché lavorando part-time in due possono pagarsi fitto e bollette.

Filippo Pollifroni
Presidente Gruppo di Volontariato Don Lorenzo Milani

Exit mobile version