Reggio Calabria. Il Tribunale di Reggio Calabria, Dott. Esposito presidente, Romano e Fiorentini a latere, in accoglimento dell’istanza difensiva presentata dagli avv.ti Umberto Abate, Marco Tullio Martino (coadiuvato dalla collaboratrice di studio, dott.ssa Anna Leone) e Giuseppe Milicia, ha disposto il dissequestro di tutto il patrimonio aziendale facente capo a Vincenzo Principato, quarant’anni, imputato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Per effetto del dissequestro, sono stati tolti i sigilli alle ditte “Transpogest S.r.l.”, “Fratelli Principato s.n.c.” e “P.F. Cosruzioni s.r.l.”, tutte attive nel campo dell’edilizia e leaders nel settore dei trasporti su strada. Il Tribunale, nel corpo della motivazione, ha preso atto di come non sussistessero più le condizioni legittimanti il sequestro: in particolare si è evinto che, come sostenuto dal collegio difensivo, le ditte di trasporti oggetto del sequestro in alcun modo erano state utilizzate per la realizzazione delle condotte illecite asseritamente messe in atto dal Principato, che, dunque, ne meritava la restituzione. Oltre a questo dato, i legali Martino ed Abate, poi, con ulteriore produzione documentale, hanno ricostruito e dimostrato la provenienza lecita di tutti i beni aziendali dell’imputato, dimostrando dunque, altresì, come “non fosse ravvisabile quella relazione stabile e specifica tra il bene da sequestrare ed il reato”, presupposto imprenscindibile del sequestro preventivo, anche nell’ipotesi in cui il delitto per cui si procede preveda, come nel caso di specie, ex art. 416 bis, comma 7, c.p., un’ipotesi di confisca obbligatoria.
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