Cranio di Villella. Giordano (Idv): “Sia restituito al paese d’origine”

Reggio Calabria. “Il cranio del brigante Villella, ancora trattenuto dal museo ‘Cesare Lombroso’ a Torino, va con immediatezza restituito al suo paese d’origine, Motta Santa Lucia, perché gli sia data una dignitosa sepoltura”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale di Idv Giuseppe Giordano, promotore di una mozione – approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Calabria il 10 maggio 2012 – con cui si richiede sia la restituzione dei resti di Giuseppe Villella (è morto a 69 anni nel carcere di Vigevano e nel suo cranio Lombroso, che agì all’alba del 4 gennaio 1871 nel suo laboratorio di Pavia con il compasso scorsoio per scoperchiarlo e dissezionarlo, asserì di aver rintracciato la “fossetta occipitale mediana” che avrebbe dovuto dimostrare la teoria del delinquente nato) che la chiusura del museo Lombroso. “Non se ne può fare una questione tecnico- giuridica di un caso così culturalmente e socialmente emblematico. Aldilà delle decisioni dei giudici – aggiunge Giordano – quel cranio non rappresenta più esclusivamente la storia di una singola persona, rea di essere nata in un periodo difficile e di essere stato un meridionale senza santi in paradiso, ma è un simbolo del Mezzogiorno su cui ancora pesano pregiudizi mortificanti e iniqui. Lunedi 14 gennaio, sulla vicenda si pronuncerà il consiglio comunale di Torino e già si registra la contrarietà della Lega alla restituzione del cranio di Villella, segno che gli umori xenofobi e antimeridionali di quella forza politica non sono mai cessati. D’altronde – spiega Giordano – anche volendo consentire la prosecuzione del museo Lombroso, dove ci sono orrori d’ogni genere su cui si esercitava il medico veronese per dimostrare le sue farneticazioni razziste, il posto del cranio di Villella può essere preso da un calco in gesso. Giuridicamente, eticamente, ma anche dal punto di vista religioso, i resti di una persona vanno seppelliti. Non c’è obiezione che tenga. E’ chiaro che trattenere tuttora quel cranio, a dispetto di ogni legge, significa ostinarsi a non voler rileggere, con la necessaria obiettività, la storia del brigantaggio postunitario e non riconoscere che il Mezzogiorno subì allora gravi torti. Questo stesso Mezzogiorno – conclude Giordano – che naturalmente non pensa di tornare indietro, perché è convinto che l’Unità italiana sia una valore imprescindibile da difendere ad ogni costo e che il suo orizzonte non sia il passato o l’ideologia delle ‘piccole patrie’, ma l’Europa politica e democratica”

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