Reggio Calabria. Nonostante avesse a disposizione un fucile da guerra non ha opposto resistenza Antonio Caia, il latitante catturato nel corso della notte dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria in un’abitazione di Corigliano Calabro, nel cosentino. Il blitz dei militari dell’Arma non ha lasciato spazio di manovra a Caia, che non ha potuto fare altro che arrendersi senza opporre resistenza. Caia, 43enne nato a Scilla e residente a Seminara, era inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno. La sua cattura è opera degli investigatori del Comando provinciale reggino diretto dal colonnello Lorenzo Falferi, dei militari della Compagnia di Palmi diretta dal capitano Maurizio De Angelis, e dei Cacciatori di Calabria, diretti dal capitano Angelo Zizzi. I particolari della cattura sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina al Comando provinciale alla presenza del procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria, Michele Prestipino. Caia è stato sorpreso in un appartamento, al cui interno vi era anche la moglie del latitante. A disposizione di Caia i militari hanno rinvenuto un fucile Kalashnikov, e una pistola calibro 9×21. L’uomo però non ha opposto resistenza. Nell’appartamento sono stati sequestrati anche circa 2 mila euro in contanti, un quantitativo di stupefacenti (ancora in corso di pesatura ma si stima circa 1300 grammi di cocaina e 900 grammi di eroina oltre ad alcuni semi di canapa indiana) e altro materiale ancora al vaglio dei carabinieri. I militari stanno vagliando, insieme alla procura competente, la posizione della moglie del latitante e dell’uomo che ha dato in affitto l’appartamento al latitante. Gli investigatori non escludono che nei confronti di questi ultimi due possano essere adottati provvedimenti restrittivi della libertà personale.
Caia era ricercato perché coinvolto nel 2009 nell’ambito dell’operazione Artemisia, condotta dalla DDA reggina contro le cosche di Seminara. L’uomo è stato condannato, in rito abbreviato, in primo e secondo grado a 12 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso e per tentata estorsione aggravata. Nel 2007, poco dopo avere fatto ritorno a Seminara dopo avere scontato 14 anni di carcere per traffico di stupefacenti, era sfuggito miracolosamente a un agguato tesogli a colpi di lupara a Seminara. Il procuratore aggiunto Prestipino, nel ringraziare i carabinieri per il risultato ottenuto, ha evidenziato la pericolosità dell’uomo ricordando che, quando sfuggì all’agguato del 2007, fu trasferito da Seminara a cura del clan degli abruzzesi, un gruppo di etnia rom, che lo trasportarono nel cosentino a bordo di un suv blindato, con scorta e giubbotto antiproiettile.
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