Reggio Calabria. A sei anni di distanza dalla tragedia del “Segesta Jet”, lo Stretto di Messina resta ancora in attesa di risposte concrete sul fronte sicurezza dei trasporti. Il gravissimo incidente verificatosi esattamente sei anni fa, in seguito allo scontro fra la nave “Susan Borchard” battente bandiera di Antigua e l’aliscafo delle FS con a bordo 154 pendolari, è un ferita ancora aperta nella memoria collettiva reggina e messinese. Il pesantissimo bilancio di quel drammatico pomeriggio funestato dalla morte di quattro componenti dell’equipaggio (il comandante, Sebastiano Mafodda, il direttore di macchina, Marcello Sposito, il motorista, Domenico Zona e il marinaio, Lauro Palmiro) e dal ferimento di circa ottanta persone, offre ancora oggi il quadro di una situazione per il sistema dei trasporti nello Stretto che negli anni si è fatta sempre più insostenibile. La sciagura del “Segesta” ha segnato in modo particolare un punto di non ritorno, specie per quanti fra reggini e messinesi si ritrovano ogni giorno a dover affrontare i continui disagi del pendolarismo fra le due sponde. Il dato che si registra oggi parla infatti di un progressivo peggioramento dei collegamenti fra Reggio e Messina che in questi ultimi anni ha prodotto una notevole riduzione delle corse, parallelamente ad un’estenuante dilatazione dei tempi di percorrenza e ad un ingiustificato aumento delle tariffe. Uno scenario che tra le altre cose non ha mancato di generare una serie infinita di disservizi a danno dei flussi turistici e di conseguenza di tutto l’indotto commerciale e imprenditoriale ad essi collegato. Nell’ambito della più generale rete infrastrutturale del Mezzogiorno, l’emergenza che contraddistingue il breve ma importantissimo segmento calabro-siculo, pone dunque all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica il tema della garanzia e della tutela del diritto alla mobilità che nell’area dello Stretto, appare sempre più in condizioni critiche. Accanto alla mancanza di una visione strategica da parte degli organi di governo centrali e periferici, che penalizza una porzione di territorio che dovrebbe invece puntare tutte le proprie chance di rilancio socio-economico proprio su un interscambio veloce e funzionale, l’incidente del “Segesta” segnala in modo allarmante l’urgenza di intervenire con un preciso sistema di regole il più possibile condivise, in materia di disciplina e prevenzione del lavoro nautico. Un’esigenza quest’ultima, dettata dalla necessità di tutelare quanti operano quotidianamente in mare, oltre che da un preciso obbligo morale e di rispetto della memoria che la collettività è chiamata ad osservare nei confronti delle vittime del “Segesta Jet”.
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