Staiti (Reggio Calabria). Il prossimo 5 febbraio ricorrerà il ventennale della morte del grande sacerdote di Staiti, Mons. Antonino Sgrò avvenuta nell’anno 1993. Non si intravedono all’orizzonte iniziative da parte delle istituzioni tese a perpetuare nel tempo la figura di un apostolo della chiesa che ha speso la sua vita al servizio dei giovani, degli umili e dei diseredati. Eppure il suo spessore umano e culturale meritavano maggiore attenzione per tributare gli onori dovuti ad uno dei figli piu’ illustri che il piccolo borgo medievale situato sul dorsale pre-aspromontano abbia mai avuto nella sua millenaria storia. Alla luce dei fatti, poco o niente è stato fatto(qualche convegno e una lapide sul frontale della Chiesa delle Vittorie) per ricordare uno dei suoi figli piu’illustri. A lanciare un appello in tal senso si era incaricato, anni fa, anche il medico-scrittore di radici staitesi, Francesco Giuseppe Romeo, autore, tra l’altro, di un libro sul compianto sacerdote, il quale aveva sollecitato la locale Pro Loco di costituire un comitato denominato “Gli amici di don Sgrò” allo scopo di perpetuare nel tempo la memoria di un grande uomo della chiesa cattolica. Don Sgrò, ha affermato Romeo, “per chi lo ha avuto come amico, maestro, sacerdote, rimane una figura incancellabile, sicuramente una delle figure piu’prestigiose di Staiti”. Ma chi era quest’uomo dalla costituzione minuta, ma indistruttibile che per oltre mezzo secolo è stato un punto di riferimento per la chiesa calabrese? Don Sgrò era nato a Staiti il 5 gennaio 1916 ed è deceduto all’età di 77 anni. Egli prima di assumere la funzione di Vicario Generale della Diocesi Locri-Gerace, carica che detenne per molti anni, è stato Rettore del Seminario di Reggio Calabria prima e di Catanzaro dopo nonché collaboratore del compianto Arcivescovo Metropolita della Calabria Mons. Giovanni Ferro. E’ stato anche, per alcuni anni, direttore de “L’Avvenire di Calabria” sotto la cui guida si sono formati molti giovani giornalisti. A soli 23 anni aveva ottenuto il sacerdozio, grazie ad una dispensa. Era popolare a generazioni di giovani per aver insegnato religione nei licei, teologia nei seminari, svolta attività giornalistica ed animato trasmissioni televisive e radiofoniche. In lui erano rappresentate le migliori qualità dei calabresi: tenacia, intelligenza, laboriosità e attaccamento ai valori autentici dell’esistenza. Era un missionario che affrontava ogni problema sempre col sorriso sulle labbra e la sua calma ed il suo carisma aiutavano quanti si trovavano in difficoltà. Un sorriso sereno e disarmante. Il timbro della voce era chiaro, lento, quasi scandito perché, diceva, la gente deve capirci quando parliamo. Aveva studiato in proprio e parlava speditamente francese, tedesco, inglese e arabo. La sua cultura spaziava dai classici della filosofia e della letteratura agli autori contemporanei. Non vi era settore in cui non era perfettamente informato. Scrittore attento, chiaro, quasi didattico, concedeva poco alla fantasia e i sui testi erano piacevoli e documentati. In sostanza, grazie alla sua grande memoria, aveva una preparazione enciclopedica formidabile. Don Sgrò, dato il suo spessore, avrebbe meritato di più dalla vita se solo avesse avuto quella grinta necessaria per entrare nelle alte sfere del Vaticano. Purtroppo il suo carattere mite e riservato, la sua scelta di vita di vivere sempre nell’ombra e mai fare grancassa non gli hanno consentito di scalare i vertici della carriera come lui degnamente meritava. Le Istituzioni civili e religiose hanno il dovere di rivisitare l’operato di Don Sgrò perché solo così si può rendere omaggio all’uomo, al sacerdote, all’insegnante che aveva dedicato la sua vita per l’affermazione dei valori piu’autentici del cristianesimo. L’augurio che il Sindaco di Staiti, Antonio Domenico Principato, sempre sensibile nella valorizzazione dei suoi concittadini, inserisca nella sua agenda di lavoro uno spazio da dedicare al compianto sacerdote che ha tenuto alto il nome del Comune in Italia e nel mondo.
Agostino Belcastro