Reggio Calabria. “Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la più dilettevole d’Italia…” (Decameron,Giornata II,Novella IV)
Il 2013 è un anno di importanti anniversari sia letterari che musicali che riguardano il nostro Paese, tra il quali il 7° centenario della nascita di Giovanni Boccaccio (1313-1375) che può essere considerato come il grande creatore della narrativa italiana ed europea per quel suo “Decameron”, alla cui stesura lo scrittore attese fra il 1348 e il 1353. Ed è proprio al Decameron che l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un ciclo di pubbliche letture commentate, affidate a diversi studiosi, che riguarderà le novelle più significative delle cento di cui si compone l’opera. Si comincia giovedì 24 gennaio presso la Libreria Culture alle ore 17,30, un incontro sulla vita e l’opera di Giovanni Boccaccio che farà quasi da proemio al ciclo, con la partecipazione dei proff. Francesca Neri e Antonino Romeo. Un’occasione per scoprire uno scrittore moderno e un testo di assoluta originalità nel quale è confluito un insieme di racconti e storie desunti dal mondo antico e medievale nel quale però le vicende dei re e de nobili signori hanno la stessa dignità delle vicende comiche, tragicomiche, talora scurrili, degli uomini del suo tempo, siano essi borghesi che soprattutto chierici, una presenza questa che provocò nel 1575 un rescritto di Papa Pio V che pretendeva di tramutare i personaggi di chiesa in personaggi laici. Nato nell’estate del 1313, la data appare oggi sicura (scriveva Petrarca – che si diceva nato il 20 luglio del 1304 – al Boccaccio “Nell’ordine del nascere io ti precedo di nove anni”) a Firenze (forse Certaldo) – ma Luigi Russo lo dice nato a Parigi – da un amore illegittimo del padre Boccaccio di Chellino, di professione mercante, lo scrittore fu inviato giovanissimo a Napoli per attendere alla mercatura (“Assai mi ricordo-scrive il Boccaccio- che da fanciullo il padre mio pose ogni sforzo, perchio divenisse mercante”). Nella città di Partenope egli fece il suo apprendistato di mercante ma soprattutto maturò la sua vocazione di poeta accanto a insigni maestri che gravitavano intorno alla corte di Re Roberto, dall’astronomo Andalò del Negro a Paolo di Perugia “magister et custos” della biblioteca del sovrano angioino approfondendo lo studio del latino e, soprattutto del greco, sotto la guida di Barlaam. Napoli fu la città che egli amò sopra ogni altra (“lieta, pacifica, abondevole, magnifica e sotto un solo re”) e che spesso contrappose a Firenze (“piena di voci pompose e di pusillanimi fatti…e di superba, avara e invidiosa gente fornita”). Allorquando il padre fu coinvolto nel fallimento dei banchieri Bardi, il Boccaccio fu richiamato a Firenze (ottobre 1340), uno shock per il giovane cresciuto e vissuto nelle piacevolezze del mezzogiorno (“Lì –a Firenze- non si ride mai se non di rado;la casa oscura e molto triste”) che per contrapposizione eleva Napoli, come scrive Luigi Russo, non a momento di “vita biografica e soggiorno materiale” ma a “mito ideale, il mito della stessa giovinezza”. Non caso, anche nel Decameron, opera nella quale non poche delle vicende narrate si svolgono nel Sud Italia, ricorderà i lidi meridionali, citando la costa che da Reggio giunge fino a Gaeta passando per la costiera amalfitana :.
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