Reggio Calabria. Si dice faccia più rumore un albero abbattuto di una foglia che cade. Io non sono del tutto d’accordo perché credo dipenda dalla nostra capacità di ascolto e dalla rilevanza, quindi, che diamo ad un fenomeno piuttosto che ad un altro. Siamo abituati a fare da pericolosa cassa di risonanza a cose che potremmo scoprire essere “il nulla” che intontisce e svia. Ma in questo “nulla” che ci viene spacciato per “tutto” c’è una realtà nuova, vera , speciale ed unica. Ed è da noi, in Calabria, a Pellaro. Io l’ho scoperto e visto, questo nuovo. È il frutto di una mente visionaria ed idealista a cui il Sud deve la realizzazione di un’utopia. È alla forza del pensiero utopico che dobbiamo inchinarci, ricordando che l’utopia è ciò che è fuori dalla portata delle realizzazioni di molti. A questa mente visionaria, dicevo, dobbiamo la nascita di un nuovo modo di fare medicina. Nella nostra terra abbandonata e spesso vituperata per una fantomatica inerzia che caratterizzerebbe i suoi abitanti, a partire dal 2002 a Cittanova e dal 2011 a Pellaro, nasce l’Associazione Calabrese di Epatologia (ACE), realizzata recuperando strutture territoriali delle aziende locali ormai in disuso o abbandonate al degrado e all’incuria, come la struttura sanitaria di Pellaro. L’attività di questa associazione di volontariato si estrinseca nella realizzazione di un programma per un nuovo modello di sanità a forte componente etica che l’ACE stessa definisce “ medicina solidale”, contro quindi la logica imperante che la medicina debba essere assoggettata al principio di una crescita senza limiti. Tale concetto di medicina solidale pone, dunque un freno alla convulsa ricerca dell’innovazione diagnostica e terapeutica i cui costi diventano sempre più incontrollabili. Il tempo dell’agire medico fatto di anamnesi, osservazione e raccolta di segni fisici e psichici è considerato oramai pura archeologia medica, soppiantato dall’ansia di verifica e dall’imposizione di razionalizzazione dei processi e dei costi. Tale meccanismo, rende antieconomica finanche la comunicazione tra medico e paziente. La medicina solidale dell’ACE invece privilegia e incoraggia questo aspetto e nasce anche come “ fatto culturale” per stringere un patto di empatia tra cittadini e operatori sanitari. Negli ambulatori il tempo dell’ascolto ha un ruolo rilevante per la diagnosi e la cura. L’obiettivo è quello di proporre un nuovo modello di sanità sociale in collaborazione col servizio pubblico ma fuori dalla logica commerciale del profitto. I servizi sono offerti in maniera GRATUITA consentendo, quindi, l’accesso anche alle categorie economicamente più deboli che per il SSN non esistono e che per accedere dovrebbero pagare pesantissimi ticket, ostacolo questo che inibisce un accesso equo alla cura. Naturalmente dei servizi ambulatoriali usufruisce anche chi può permettersi di pagare una visita specialistica o un esame diagnostico. E sono queste le persone che con il loro LIBERO contributo economico consentono di realizzare la situazione perfetta: finanziare una struttura perché sia a disposizione di chi non può permettersi cure adeguate. Io ho visto l’entusiasmo di tutti gli operatori, ho amato il loro approccio umano, ho letto nei loro sguardi la consapevolezza e percepito l’orgoglio di fare parte di una grande realtà e che questa realtà, unica in Italia, sia qui, da noi, in Calabria, nel sud più sud: a Pellaro. Signori, io ero lì e sono stata investita dal rumore assordante di una foglia che cade.
Caterina Azzarà