Il Centro Operativo della Dia di Roma – collaborato, nella fase esecutiva, da personale della D.I.A. di Reggio Calabria – ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del locale Tribunale, nei confronti di tre presunti esponenti legati alla ‘ndrina dei “Gallico”, originari della provincia di Reggio Calabria, accusati di “trasferimento fraudolento di beni”, ex art. 12 quinquies L. 356/1992, aggravato dal metodo mafioso di cui all’art. 7 D.L. 152/1991, unitamente a 6 “prestanome” che avrebbero concorso nell’attività delittuosa e ne rispondono in stato di libertà. In aggiunta al provvedimento restrittivo, il giudice ha anche disposto il sequestro preventivo – ex art. 12 sexies L. 356/1992 – di numerosi beni per un valore di circa 20 milioni di euro. Eseguite anche diverse perquisizioni domiciliari a carico di altri soggetti che hanno concorso, a vario titolo, all’attuazione del progetto criminoso. A renderlo noto è la Dia, con un comunicato diffuso alla stampa che qui riportiamo in versione integrale.
Le persone colpite dall’ordinanza di custodia cautelare e già condotte in carcere sono:
- Francesco Frisina, nato a Palmi (RC) il 2 agosto 1956, residente a Roma. In passato è stato anche sottoposto alla sorveglianza speciale;
- Carmine Saccà, nato a Taurianova (RC) il 19 marzo 1967, residente a Roma,
- mentre un terzo, peraltro già irreperibile da tempo, risulta ancora da rintracciare.
Coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con la direzione del Procuratore Giuseppe Pignatone – l’operazione ha fatto emergere l’esistenza di un progetto di infiltrazione nella realtà economico-finanziaria della Capitale tramite il reinvestimento di cospicue somme di denaro dalla provenienza ritenuta illecita.
In particolare, con l’ausilio di prestanome, familiari e non, e attraverso l’indispensabile aiuto di un’agenzia immobiliare romana (il cui titolare è indagato in stato di libertà, ma la cui società è stata sottoposta a sequestro), i sodali avrebbero acquisito noti locali commerciali della Capitale nonché svariati immobili e terreni tra Roma e la provincia di Reggio Calabria.
Nello specifico, sono stati sottoposti a sequestro:
nr. 9 fabbricati e nr. 12 terreni destinati alla coltivazione delle olive, pari a 5 ettari, siti nel Comune di Palmi (RC); nr. 1 conto corrente bancario nella disponibilità di FRISINA Francesco;
nr. 8 fabbricati nel Comune di Palmi (RC) e nr. 12 terreni destinati alla coltivazione delle olive, pari a circa 1 ettaro, siti nel comune di Palmi (RC) e Gioia Tauro (RC); nr. 6 conti correnti bancari/postali; nr. 2 partecipazioni societarie; nr. 2 autovetture nella disponibilità di SACCA’ Carmine;
nr. 2 fabbricati a Roma; nr. 4 terreni destinati alla coltivazione delle olive, pari ad 1 ettaro, siti nel comune di Palmi (RC); nr. 10 conti correnti bancari/postali; nr. 2 partecipazioni societarie nella disponibilità di MAZZULLO Alessandro;
nr. 2 fabbricati su Roma ed 1 nel Comune di Palmi (RC), nr. 16 terreni destinati alla coltivazione delle olive, pari a 7 ettari, siti nel comune di Palmi (RC); nr. 10 conti correnti bancari/postali; nr. 4 partecipazioni societarie; nr. 2 autovetture nella disponibilità di SACCA’ Maria Antonia, moglie di FRISINA e sorella di Carmine;
nr. 2 fabbricati su Roma; nr. 4 conti correnti bancari/postali; nr. 2 partecipazioni societarie; nr. 1 autovettura nella disponibilità di RUGOLO Grazia, moglie di SACCA’;
nr. 2 fabbricati su Roma; nr. 1 partecipazione societaria nella disponibilità di PALMISANO Claudio.
In particolare, l’attività investigativa svolta ha permesso di appurare che gli indagati avevano creato un “sistema” per reinvestire in Roma i proventi illeciti delle attività delittuose della loro cosca di appartenenza. Tale sistema, ideato grazie alla collaborazione offerta da professionisti del settore, prevedeva, in primis, l’acquisto di esercizi commerciali da porre come garanzia per le successive acquisizioni nel campo della ristorazione. Parte dei ricavi illeciti si ritiene siano stati reinvestiti nell’acquisto di tre unità immobiliari in via Boccea , dal valore cadauna di circa 500mila euro, che i principali indagati (FRISINA Francesco e SACCÀ Carmine) hanno intestato fittiziamente a loro familiari e/o parenti per eludere eventuali misure patrimoniali nei loro riguardi.
Dal 2008 il gruppo ha concluso varie operazioni di acquisto e cessioni di società nel settore della ristorazione, palesemente fittizie in quanto intestate a terzi prestanomi (indagati in stato di libertà), acquistate per un valore di gran lunga inferiore a quello di mercato, al fine di “coprire” i loro investimenti illeciti, considerando che hanno ad oggetto attività commerciali situate nelle zone tra le più pregiate di questo centro cittadino, tra cui le principali sottoposte a sequestro sono:
la società “COLONNA ANTONINA 2004 SRL”, intestata a SACCÀ Maria Antonia e RUGOLO Grazia, di fatto di proprietà di FRISINA Francesco e SACCÀ Carmine, già titolare del noto bar “Chigi” sito nell’omonima via e sottoposto a sequestro preventivo dal Centro Operativo DIA di Roma nel luglio 2011;
il bar “ANTICHE MURE”, sito in via Leone IV, della società “MACC4 SRL”, intestata a SACCÀ Maria Antonia, MAZZULLO Alessandro e PALMISANO Claudio, di fatto di proprietà di FRISINA Francesco;
il ristorante “PLATINUM”, sito in via dei Banchi Nuovi 8 della società “LASARA 98 SRL”, di fatto di proprietà di SACCÀ Carmine.
Nell’ambito della stessa indagine è stato altresì disposto dalla competente autorità giudiziaria anche il sequestro preventivo, ex art. 321 c.p.p. delle società:
“IMMOBILIARE GENZANO SAS”, con sede a Roma;
“SAPAC DISCOUNT” di SACCA’ Maria Antonia e SACCA’ Carmine, con sede a Palmi (RC).