Reggio Calabria. “Qualità dell’aria e salute della popolazione: il ruolo del medico di base”: è stato questo il tema di una giornata di studio promossa dall’Ordine dei Medici della Provincia di Reggio Calabria, guidato dal presidente Pasquale Veneziano, in collaborazione con il Lions Club Calabria Host e la Fondazione Mediterranea. Ad aprire l’incontro, presso l’Auditorium di Via Sant’Anna, è stato il Coordinatore della Commissione formazione ed aggiornamento Antonino Zema il quale ha evidenziato l’importanza della tematica che fa seguito a quella sull’uso del defibrillatore. “L’inquinamento atmosferico – ha evidenziato Zema – ha degli effetti primari sulla salute umana come dimostra l’esperienza di Taranto e non solo. Tutto ciò è determinato dal modello tecnologico e sociale imposto dalla società industriale in un momento in cui occorre contemperare opposti interessi: l’integrità della salute da un lato, ed il portafogli dall’altro”.
In rappresentanza del Consiglio dell’Ordine dei Medici è intervenuto Domenico Pistone. “Questa giornata di studi – ha chiosato Pistone – può contribuire a dare impulso alla discussione su questa tematica. D’altro canto l’Agenzia Europea dell’ambiente ha fatto notare come, non solo le particelle sottili, ma anche i prodotti derivati, incidano sulla salute dei cittadini con conseguenze che possono andare dalle patologie più semplici come le allergie oculari fino a quelle più complesse come il cancro al polmone”.
“Abbiamo deciso di programmare questo evento – ha spiegato Mario Barbaro , Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina del Lavoro dell’Università di Messina – in quanto è necessario legare di più la parte specialistica con la medicina di base, questione importante per evitare che sul piano applicativo ci si lasci prendere da sensazioni di tipo emozionale. Questo evento tende a fare chiarezza sugli aspetti tecnici, teorici, e pratici ed a dare un impulso affinché le ricerche attuali trovino spazio sul piano applicativo”.
“Sicuramente in Italia, – ha specificato Carlo La Vecchia, Capo Dipartimento di Epidemiologia e professore ordinario all’Università di Milano – l’inquinamento atmosferico è maggiormente avvertito in Val Padana, area che non riesce a rispettare gli standard indicati dalla Commissione Europea per motivi geografici. Questi standard, infatti, sono formulati in riferimento ad aree più ventilate come Francoforte e Parigi mentre in Italia ci sono le Alpi e inversione termica che ci penalizzano. Il problema è il particolato presente nell’aria. Nelle altre aree italiane il problema è circoscritto ai centri storici in cui il traffico è rilevante. Qui la soluzione è semplice poiché il particolato è emesso da automobili diesel ed impianti di riscaldamento non razionalizzati. Dal punto di vista della salute sono gli effetti a breve termine quelli che rilevano quando si supera la soglia limite con la riacutizzazione di patologie respiratorie che provocano l’aumento di ricoveri ospedalieri e nei casi più gravi decessi. Il problema non è risolvibile nel breve periodo ma a lungo termine si può lavorare”.
La parte relativa agli “inquinanti atmosferici” è stata curata da Canzio Romano, Direttore della Scuola di Specializzazione di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Torino. Liliane Chatenoud, Capo Unità “Stili di vita e Prevenzione” dell’Istituto di Ricerche Farmacoclogiche “Mario Negri” di Milano, ha relazionato su “centrali termoelettriche e salute”. Quindi di “inquinamento e malattie respiratore” ha disquisito Gesualdo Agati, già primario ospedaliero in pneumologia mentre Salvatore Vita e Pasquale Imbalzano, medici di base, si sono soffermati su “prevenzione e cura delle malattie da inquinamento”. Tra i relatori anche Vincenzo Vitale, presidente del Lions Club Calabria Host.
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