Reggio Calabria. “Un paese a cui la colomba | diede in prestito il suo collare, e il pavone | rivestì dal manto delle sue penne || Par che quei papaveri sian vino | e i piazzali delle case siano i bicchieri”. Così il poeta Ibn Hamdis celebra la sua terra natale, la Sicilia, che cantò in numerosi versi del suo canzoniere o, meglio diwan, a riprova di quanto fosse forte il legame con una terra nella quale i suoi antenati si erano insediati da meno di trecento anni. Alla poesia in lingua araba – fiorita in Sicilia soprattutto verso la fase finale della dominazione musulmana dell’isola che, come è noto va dall’anno 827 al 1061, un periodo abbastanza lungo che vide l’alternarsi di diversi governi, dapprima alle dirette dipendenze dell’emiro aghlabide di Qayrawan, poi con governanti fatimidi ed infine con una dinastia autonoma, quella dei Kalbiti, che governò come un emirato autonomo fino al 1053 allorquando le lotte intestine spaccarono l’isola in tre emirati favorendo così la conquista normanna – meritevole di una particolare attenzione per la qualità di taluni dei suoi poeti, nativi in Sicilia, e per l’influenza che essi poterono esercitare sulla successiva poesia che si sviluppò alla corte dei re normanni e più tardi in quella sveva di Federico II (la Scuola Poetica Siciliana) da cui prese le mosse la prima poesia italiana, l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà giovedì 15 marzo alle ore 17,30 presso la Liberia Culture. Introdurrà la Prof.ssa Pina De Felice. Relazionerà il Dr. Pietro Cutrupi, studioso di lingua e letteratura araba.