Reggio Calabria. Sono passati cinque mesi da quel 15 ottobre, giorno dell’insediamento della Terna Commissariale nel Comune di Reggio Calabria a seguito dello scioglimento del Consiglio Comunale per “contiguità” con la mafia (e anche in pieno dissesto finanziario). Mesi pesanti, difficili per tutti. Difficili soprattutto per i cittadini, che stanno vivendo un progressivo appesantimento dei disagi. Qualche giorno fa i commissari attraverso una conferenza stampa hanno presentato un Piano di rientro decennale che adesso è al vaglio del Ministero e della sezione di controllo calabrese della Corte dei Conti. Il Piano di rientro del Comune di Reggio Calabria, presentato dai commissari come unica alternativa al dissesto dell’ente (forse ?), ribattezzato “lacrime e sangue” dai più, si basa sul presupposto dell’autofinanziamento e ammonta a misure che si aggirano intorno a 237 milioni di euro. Pertanto al danno si è aggiunta la beffa: per le famiglie reggine non bastava la VERGOGNA (!) di un commissariamento per “contiguità” con la mafia del proprio comune, adesso per i commissari il piano di rientro per evitare il dissesto finanziario dell’ente, dovrà essere pagato interamente da chi ha meno responsabilità in merito, se non quella (veramente non poca) che con il proprio voto ha consentito alla destra di (s)governare con i risultati che sappiamo. Già a partire dal mese di ottobre, con l’arrivo dei commissari, i cittadini improvvisamente si sono trovati i costi dei servizi triplicati (vedi bollette Tarsu, Acqua, ecc.), la stessa tassa IMU applicata nei valori massimi a fronte di servizi erogati sempre più inesistenti. Io sono convinto che le responsabilità per il disastro “costruito” in questi lunghi 10 anni (di modello Reggio…) ai danni delle famiglie reggine, sono soprattutto dei Governi della destra che in conseguenza di scelte politiche irresponsabili e populiste hanno accumulato sempre più debito e generato negli anni una voragine finanziaria. Una responsabilità non meno importante è quella delle istituzioni preposte al controllo degli enti che gestiscono la cosa pubblica nei territori. Considerato che il disastro della città si è consumato in 3650 giorni (10 anni), essi dove erano? Cosa facevano? Visto il lungo periodo, come hanno fatto a non accorgersi ed intervenire per bloccare in tempo quanto si faceva a danno della comunità. Eppure in questa città sono stati presenti e hanno fatto carriera pezzi importanti delle istituzioni, anche di recente. L’articolo 28 della costituzione recita cosi : “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti.” In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici. Quindi chi ha amministrato male, chi ha rubato, chi ha sperperato il denaro della collettività, paghi di tasca sua. Scriveva tempo fa un noto giornalista – ”a Reggio Calabria in queste settimane i palazzi delle istituzioni locali non si riconoscono da targhe e bandiere: per individuarli basta guardare le camionette di Carabinieri e Polizia che li circondano, e che li difendono dai creditori inferociti e dalle manifestazioni quotidiane dei dipendenti del Comune e delle partecipate in attesa di stipendio” e aggiungiamo noi, insieme a soggetti che rivendicano altri stipendi, che invece, scompaiono del tutto, e sono quelli dei dipendenti delle imprese che lavorano con il Comune, e che oggi saltano sul rischio tutto italiano del “fallimento per crediti”. Io ritengo che non si possa pretendere troppo dai cittadini considerata anche la perdita di centinaia di posti di lavoro, a cominciare dalla Grande Distribuzione per finire alle Società Miste: Reggio è una città impoverita, con una disoccupazione che spaventa, e si ha il coraggio di chiedere ai suoi abitanti di risanare le casse del Comune svuotate da altri con responsabilità istituzionali precise e ben distinte? No, io credo che un grande paese come l’Italia che fa parte delle democrazie più evolute dell’occidente non può abbandonare al suo destino un’importante città come Reggio Calabria. E’ giusto che lo Stato si assuma le proprie responsabilità, aiutando la città e con essa migliaia di famiglie, accompagnandone anche con proprie risorse, il riscatto e la ricostruzione, come si fa dopo un terremoto.
Aldo Azzarello
ATA/ PSI Reggio Calabria