Celebrazioni per la morte di Aldo Moro. I Popolari e Liberali hanno stilato un documento

Reggio Calabria. I Popolari Liberali con il consigliere regionale Giovanni Nucera hanno condiviso un intenso momento di preghiera nel corso della commemorazione per le vittime di Via Fani del 16 marzo 1978 che, oltre al rapimento di Aldo Moro, registrò la barbara uccisione per mano assassina delle Brigate Rosse dei servitori dello Stato Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Domenico Ricci. “Uomini, mariti e padri di famiglia spazzati via dalla furia omicida di giovani allucinati dall’odio di classe”: è scritto in un documento in cui si asserisce che “Aldo Moro è stato una icona nella costruzione democratica dello Stato italiano, personaggio e figura chiave della Repubblica, vero interprete e costruttore di grandi elaborazioni intellettuali e di una progettualità politica di ampio respiro, ideatore di svolte e passaggi essenziali nella storia d’Italia. Ma è stato innanzitutto un cattolico vero interprete e testimone della dottrina sociale della chiesa. Un autentico Democratico Cristiano. Nel rinnovare il suo ricordo vogliamo anche fare tesoro dei suoi insegnamenti esprimendo la nostra più profonda riconoscenza all’uomo al politico ed allo statista perché la sua memoria rimanga come riferimento intramontabile di onestà morale e costruttore della pace”.

Si trasmette nella sua interezza il documento
A 35 anni dalla strage di via Fani i Popolari Liberali commemorano Aldo Moro.
Una sentita partecipazione di donne, giovani e meno giovani aderenti al movimento dei Popolari-Liberali hanno condiviso un intenso momento di preghiera nel corso della commemorazione per le vittime di Via Fani del 16 marzo 1978 che, oltre al rapimento di Aldo Moro, registrò la barbara uccisione per mano assassina delle Brigate Rosse dei servitori dello Stato: Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Domenico Ricci. Uomini, mariti e padri di famiglia spazzati via dalla furia omicida di giovani allucinati dall’odio di classe. Al termine della cerimonia è stato redatto il seguente documento:
Aldo Moro è stato una icona nella costruzione democratica dello Stato italiano, personaggio e figura chiave della Repubblica, vero interprete e costruttore di grandi elaborazioni intellettuali e di una progettualità politica di ampio respiro, ideatore di svolte e passaggi essenziali nella storia d’Italia. Ma è stato innanzitutto un cattolico vero interprete e testimone della dottrina sociale della chiesa. Un autentico Democratico Cristiano. Contribuì notevolmente alla straordinaria avventura della ricostruzione ed allo sviluppo delle basi politiche, economiche e morali del nostro paese dopo la tragica esperienza fascista e della guerra. Un riferimento certo e carismatico per tante generazioni di giovani che, come molti di noi, lo abbiamo seguito ed ammirato nell’azione di uomo di Partito e di Stato. Sapeva leggere la storia dei tempi e guardava profeticamente sempre oltre aprendo prospettive per il futuro. Un profeta vero un politico democristiano che sapeva coniugare “le sintesi” grazie alla sensibilità culturale e la raffinatezza politica e carismatica della sua personalità. Uomo di ascolto e di dialogo. Qualità che gli consentivano di aprirsi sempre al rinnovamento ed offrire nuove prospettive politiche e a non chiudersi ma cercare anche nell’avversario la valorizzazione delle cose che univano e non il volgare scontro della polemica e della sterile contrapposizione. Egli ebbe la capacità, ponendosi al servizio delle Istituzioni, di rinnovare il sistema politico, guidando la progressiva inclusione delle forze avversarie alla DC nel “sistema di governo” del Paese. Un’Italia, quella della fine degli anni settanta, che viveva una profonda crisi economica, oltre che culturale. Aldo Moro fu consapevole, rischiando molto, che per uscire da quella crisi fosse necessario un governo di unità nazionale e con sapiente tessitura fornì una risposta al “bisogno storico” del nostro paese. Ciò che dominava in Moro era l’idea del servizio allo Stato che era servizio alla comunità, al popolo, all’uomo che era quindi sviluppo e benessere sociale. Credeva profondamente nel valore della Democrazia e nella costante ricerca del dialogo. Egli ancora oggi ci fornisce una meravigliosa lezione di coerenza politica che è anche promozione della coscienza democratica. La sua ampia cultura di uomo di legge, la profonda fede che interpellava ogni sua azione gli consentirono di non essere mai prigioniero del passato, ma di ricercare con fiducia e con determinazione le condizioni per una serena e condivisa maturazione della società civile. Ma chi è in grado di esercitare nel contesto politico italiano di oggi un dialogo convinto e costruttivo? Lo è certamente chi si sente forte delle proprie idee, chi è depositario di verità umane libere e trasparenti, chi ha nell’animo valori e principi con solidità di sentimenti. Sentimenti difficilmente riscontrabili nell’attuale scenario politico. Moro non ha mai perso di vista il quadro dei suoi riferimenti ideali e politici, essi appartenevano alla sua persona ed al partito in cui si riconosceva. In ogni sua azione era importante “preservare l’anima, la fisionomia, il patrimonio ideale della Democrazia Cristiana”. Seppe difendere il proprio operato politico e le proprie convinzioni con toni e caratteri di altissima valenza ideale quando fu chiamato a sostenere le ragioni del partito della Democrazia Cristiana in Parlamento allorché le opposizioni politiche volevano infangarne il nome, nella circostanza dello scandalo Lockheed: “A chiunque voglia travolgere globalmente la nostra esperienza – ebbe a dire Moro – a chiunque voglia fare un processo, morale e politico, da celebrare nelle piazze, noi rispondiamo con la più ferma reazione e con l’appello all’opinione pubblica che non ha riconosciuto in noi una colpa storica e non ha voluto che la nostra forza fosse diminuita (….) Abbiamo certo commesso anche errori politici, ma le nostre grandi scelte sono state di libertà e di progresso ed hanno avuto un respiro storico, tanto che ad esse deve ricondursi chiunque voglia operare efficacemente nella realtà italiana…”. Quella difesa dettata da un cuore sincero ancora oggi rimane come una chiave di lettura decisiva dell’esperienza politica della Democrazia Cristiana. Emerge chiaramente l’incrollabile fede che Moro nutriva per una società libera, democratica e giusta che è stata sempre l’orizzonte più profondo in cui si è svolta la parabola della vita di Aldo Moro. Nel rinnovare oggi il suo ricordo vogliamo anche fare tesoro dei suoi insegnamenti esprimendo la nostra più profonda riconoscenza all’uomo al politico ed allo statista perché la sua memoria rimanga come riferimento intramontabile di onestà morale e costruttore della pace.

I Popolari Liberali
On. Giovanni Nucera, Santo Amaddeo, Alessandra Polimeno, Emiliano Imbalzano, Emanuele Oliveri, Gino Cordova, Nino Di Gilio, Raffaele Sainato, Mario Gara, Gianni Gerace, Giuseppe Romeo, Tommaso Ferrigno, Nicolino D’Ascoli, Rita Nucera, Enza Aricò, Giovanni Suraci e seguono altre cento firme.

Exit mobile version