Castelli nel Mezzogiorno d’Italia. Sulla rivista “Incontri Mediterranei” l’articolo di Luisa Caridi

Brancaleone (Reggio Calabria). “Il fenomeno dell’incastellamento nel Mezzogiorno medievale – Nascita, evoluzione e decadenza degli edifici militari in Calabria”. E’ questo il titolo di un articolo a cura di Luisa Caridi pubblicato, tempo fa, sulla rivista semestrale “Incontri Mediterranei” dove l’autrice trattava con grande competenza e con l’ausilio di fonti storiche la nascita dei castelli feudali nella provincia di Reggio Calabria. Anche se, come asseriva l’autrice, “non esiste un atto di nascita preciso cui far riferimento pur tuttavia possiamo farlo risalire al momento in cui i popoli indigeni decisero di costruire degli edifici atti a difenderli dagli attacchi dei nemici. Considerando, però, -affermava la Caridi – che allora le tecniche di costruzione erano ancora frutto di improvvisazione, possiamo collocare l’antenato del castello solo a partire dall’epoca romana, quando, cioè, con il “castrum” assistiamo per la prima volta alla realizzazione di un progetto organico e strutturato”. Anche il vecchio borgo di Brancaleone Superiore, costruito, all’epoca, sulla sommità di una collina per sfuggire alle incursioni saracene aveva il suo castello feudale risalente al XIV secolo. Brancaleone faceva parte della terra baronale di Calabria Ultra cui era aggregato anche il casale di Staiti.”La sua fondazione – scriveva Caridi – è legata all’arrivo dei monaci basiliani nell’antico comprensorio della diocesi di Bova di cui faceva parte. I monaci in un primo momento si adattarono a vivere nelle varie grotte disseminate sul territorio scavando dei cunicoli comunicanti per non essere preda delle scorrerie barbariche e saracene. In seguito, nel periodo dei Normanni, attorno all’XI e XII secolo costruirono e dimorarono nei monasteri. La cittadina sarebbe stata, quindi, fondata nel VI-VII secolo in corrispondenza delle chiese-grotte ancora visibili in cui vivevano i monaci e sopra le quali fu costruito il castello intorno al 1300”. Le fonti storiche attraverso le quali la Caridi si è avvalsa sono state tratte dal volume di Vincenzo De Angelis, di Brancaleone, avente per titolo “Brancaleone tra cronaca e storia: origini e sue antiche vicende”. De Angelis vive a Brancaleone ed esercita la professione di medico di medicina generale. E’ uno scrittore e poeta in lingua e vernacolo ed un appassionato studioso del territorio nonché membro della Deputazione di Storia Patria. Egli sta conducendo delle ricerche per la conservazione e la valorizzazione degli usi e delle tradizioni popolari. E’ autore, tra l’altro, di alcuni testi che hanno riscosso apprezzamento da parte della critica. A De Angelis abbiamo chiesto di parlare del vecchio castello. Dice a proposito lo scrittore:”Ultimamente dopo i lavori di restauro e di pulitura che insistono nel vecchio borgo di Brancaleone Superiore oltre al bastione già individuato tempo fa si nota alla base un contromuro che teneva la fortificazione del castello. Il castello – afferma De Angelis – era di proprietà dei Ruffo di Calabria e dai registri dell’Archivio di Stato risulta che era di questa famiglia sin dal 1364 infeudata insieme a Palizzi e Placanica fino alla morte di Geronimo Ruffo che avvenne a Palizzi nel 1515 e dai Ruffo, in seguito a matrimonio è passato ai d’Ayerbo D’Aragona”.

Agostino Belcastro

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