Vorremmo intervenire a margine dei recenti fatti di cronaca, con l’arresto a Cosenza di fantomatici volontari di altrettanto fantomatiche Associazioni benefiche. Non è elegante dire “sono anni che lo stiamo dicendo”, però è la verità. All’indomani della nostra apparizione nel mondo del volontariato, soprattutto da quando è stato messo su il gruppo dei clown, abbiamo registrato e denunciato sugli organi di stampa, sui nostri mezzi di comunicazione, con un esposto in Questura (nel 2009), ovunque potevamo e nei modi che potevamo, la presenza e l’attività fraudolenta di persone che, spacciandosi per volontari di associazioni di beneficenza, truffavano — perché di vera e propria truffa si tratta —, benefattori che in buona fede contribuivano alle loro attività con l’obolo richiesto, offerta che, come si è visto, non andava a sostenere le millantate attività, ma finiva nelle tasche delle varie organizzazioni. Perché ci da fastidio e ci offende questa storia, a prescindere dal fatto che si compiano reati di diversa gravità? Perché ad essere preso in giro non sono solo le persone truffate a cui si sottraggono, con questo stratagemma, pochi euro, ma è l’intero mondo del volontariato con le sue organizzazioni, che quotidianamente si impegnano per raggiungere il proprio obiettivo: sono le associazioni che hanno come scopo il sostegno dei bambini, degli anziani, di uomini e donne in serie difficoltà, di ogni difficoltà. È un mondo meraviglioso quello del volontariato, fatto di persone altrettanto meravigliose che mai si sognerebbero di trasformare la loro attività in un’azione fraudolenta. E le cronache sono piene di fatti come quelli recentemente scoperti anche nella nostra Città. Eppure le possibilità di controllo, date agli organi competenti, esistono. Le fantomatiche organizzazioni, per darsi una parvenza di legalità, chiedono “permesso”: ai Comuni per l’occupazione temporanea di suolo pubblico, alle Forze dell’Ordine per comunicare la loro presenza. Ora non basta costituirsi in Associazione presso l’Agenzia delle Entrate per essere considerata un’organizzazione di volontariato ma bisogna rispettare altre regole e possedere altri requisiti. L’attività di raccolta fondi, in questi casi di offerte liberali effettuate con denaro contante, è consentita dalla legislazione vigente, ma non è consentita a chiunque. Facciamo un esempio (e perdonateci la banalità dell’esempio): l’Associazione Ics vuole realizzare un’aiuola con gerani in via Tal dei Tali. Redige un progetto e decide di proporlo agli abitanti della Città. Un giorno, in una piazza a descrivere il senso dell’iniziativa e a raccogliere il denaro necessario. Fin qui sembra tutto semplice. Adesso subentrano le formalità burocratiche: si stabilisce il giorno e si chiede al Comune il permesso per occupare una porzione della piazza; diamo per scontato che illustra nella richiesta anche il progetto. Poi porta all’Agenzia delle Entrate competente per territorio una informazione in cui si dice che in quel giorno in quella piazza della città effettueranno una raccolta fondi e che entro trenta giorni dalla conclusione dell’iniziativa consegneranno, allo stesso Ufficio, un rendiconto di quello che si è speso e raccolto per la giornata in questione (es. il panino ai volontari, l’acqua… L’acquisto di piantine di geranio a promozione dell’iniziativa… E le offerte liberali contanti). E l’ipotesi qui fatta ha un progetto articolato. Il Comune dovrebbe concedere quindi l’autorizzazione? Si, se l’associazione risulta iscritta nei Registri del Volontariato previsti per legge. No, se questo requisito non sussiste. L’iscrizione al Registro del Volontariato consente all’organizzazione di poter interloquire con gli Enti pubblici, è un adempimento a garanzia della credibilità dell’Associazione stessa, significa che quantomeno questa organizzazione ogni anno manda una relazione sulle proprie attività, possiede almeno un rendiconto economico, ha un Consiglio Direttivo, un indirizzo, un codice fiscale, un numero di telefono; si lascia controllare perché non ha nulla da nascondere e, magari, i risultati della propria attività sono verificabili e sotto gli occhi di tutti. E ora più che mai che il movimento del volontariato ha bisogno di un sussulto di orgoglio, ma di un sussulto che sia ben evidente. Queste storie danneggiano tutti noi — danneggiano il movimento del volontariato tutto —, e ci rendono meno credibili perché lasciamo fare. Vorremmo dire ai cittadini: chiedete spiegazioni sul progetto che vi propongono, chiedete informazioni sull’Associazione, informatevi se è un’organizzazione seria. Chiedetegli l’iscrizione al Registro del Volontariato. E se vengono da troppo lontano dalla vostra città insospettitevi: che senso ha per un’Associazione di clown di Napoli venire a fare raccolta fondi a Cosenza? O per una di Cosenza andare a farla a Roma? Vorremmo dire alle Istituzioni: tutelateci. Tutelate le Associazioni che hanno fatto la scelta di operare in trasparenza e nel rispetto delle regole. E i modi ci sono. Infine, ci piacerebbe chiamare a raccolta tutte le Associazioni di Volontariato a fare rete per costruire un argine contro questo modo di fare. E magari invitare i CSV (Centro Servizio al Volontariato) della nostra Regione a farsi promotori per la realizzazione di un protocollo di comportamento da inviare a tutti i Comuni calabresi e ad ogni “organo competente”, per evitare che casi del genere si possano ripetere.
Associazione “Gianmarco De Maria”