Reggio Calabria. Esaltare una certa parte della storia può voler dire solo due cose: condividerla o ignorarla. La cosa diventa significativa quando si tratta di nazi-fascismo e a pochi giorni dal 25 aprile vogliamo cercare di stimolare una riflessione a partire da un episodio che potremmo definire tragicomico. Il Collettivo Unirc autogestisce ormai da anni una piccola aula nei locali dell’università, che viene utilizzata per assemblee, assistenza fiscale agli studenti, iniziative, circuiti di scambio gratuito di libri, una biblioteca e viene inoltre utilizzata come aula studio con due postazioni internet. Proprio sulla porta di questo spazio libero, come detto, spesso aperto per i molti motivi elencati, compaiono ormai da settimane piccole provocazioni a forma di svastica. L’ultima grande prova di coraggio e virilità è avvenuta tra venerdì e sabato scorsi quando, oltre alla maestria geometrica della croce uncinata, sono apparse delle simpatiche e cordiali scritte: “riapriamo i forni e vi bruciamo” ; “comunisti zecche di m….” ; “ebrei”. Ferma restando la difficoltà nel capire quale tipo di offesa si racchiuda dietro la religione o la popolazione ebraica, non vogliamo gridare allo scandalo o invocare sollevamenti di massa o interventi istituzionali. L’atto in sé non ci preoccupa. Anzi, in parte ci fa sorridere e compatiamo chi sposa e propaganda certe dottrine nell’anonimato, forse perché si vergogna di se stesso (in caso contrario dovrebbe iniziare a farlo). Oltre il fatto concreto, riteniamo che sia utile interrogarsi sul perché un ragazzo o una ragazza che frequentano l’università siano portati a fare e scrivere fesserie di questo calibro. La storia è spesso difficile da leggere, ma sul nazi-fascismo, e tutto ciò che ne è seguito, non possiamo accettare alcuna ambiguità. Spesso a difesa dei neo-fascisti e neo-nazisti si invocano la libertà di parola ed opinione, statuite in quella Costituzione che però loro non avrebbero mai voluto vedere. Forse il tempo anestetizza, ma non bisogna mai abbassare troppo la guardia per evitare di creare l’humus culturale favorevole a trasformare pochi residuati ignoranti in qualcosa di peggio e nascondersi dietro una presunta tolleranza contribuisce a farlo. C’è, quindi, bisogno di recuperare memoria storica, ma non solo, c’è bisogno di recuperare una coscienza sociale libera da quei condizionamenti elargiti a suon di slogan populisti e forcaioli, c’è anche bisogno di riempire di contenuti reali e culturali talune ricorrenze, come il 25 Aprile, che troppo spesso sono diventate vuoti simulacri, orfani di significato, abbandonate all’immiserimento della mera ritualità. Quello che oggi, ancora una volta, dobbiamo chiederci è: possiamo accettare e difendere il pensiero di chi discrimina per razza, religione, sesso, opinione, orientamento sessuale? Possiamo comprendere e giustificare chi, in nome di tali dottrine, aggredisce, picchia, uccide chi ha la pelle di un altro colore o veste diversamente o attacca un manifesto non gradito? La nostra società, la nostra città, può permettersi di tollerare gli intolleranti?
Collettivo UniRc- AteneInRivolta