Brancaleone. I vitigni autoctoni della Locride e della provincia di Reggio Calabria sotto la lente d’ingrandimento dell’Università di Davis in California. Lo scopo è quello di salvare decine di vitigni presenti in alcuni territori reggini che per le loro peculiarità meritano particolare attenzione di studio e di osservazione da parte degli esperti californiani. Ne ha dato notizia il prof. Orlando Sculli, di Brancaleone, esperto in viticoltura ed autore di alcuni volumi sull’archeologia del vino (I Palmenti di Ferruzzano, i vitigni autoctoni della Locride, ecc.) che da anni si batte per salvare un patrimonio importantissimo sotto il profilo genetico, oltre che storico che potrebbe comprendere viti provenienti da tutto il Mediterraneo antico oltre che del Caucaso, per via di una colonia armena nella vallata di Bruzzano istituita, presumibilmente, da Niceforo Foca nel corso del decimo secolo d.C. Infatti, nei giorni scorsi, il prof. Giancarlo Scalabrelli dell’Università di Pisa è ritornato nella Locride per effettuare l’analisi sensoriale su circa 130 vitigni analizzati recentemente. Le viti studiate dal prof. Scalabrelli in occasione di una sia venuta nei mesi di maggio e giugno scorsi erano state quelle di Ferruzzano, Brancaleone, Palizzi, Bova, Motta San Giovanni, Bivongi, San Giovanni di Gerace, Molochio, Bruzzano, Careri e costituiscono la punta di iceberg di un’enorme quantità di viti vicino all’estinzione, dopo millenni di presenza nel nostro territorio nonostante la Regione Calabria non abbia studiato, per il momento, un piano di difesa del germoplasma calabrese anche se qualcosa si sta muovendo in tal senso. Ad aiutare il prof. Scalabrelli è intervenuto il giovane ingegnere Cesare Scarfò, d’origine calabrese, che lavora all’Isola del Giglio e che è stato capace di creare un miracolo in quanto, per caso, ha incontrato nell’isola toscana un ricercatore dell’Università californiana a cui ha parlato dei vitigni della Locride e della provincia di Reggio Calabria, Quindi, Scarfò, ha gettato le basi per l’incontro all’Università Davis che è l’ateneo più importante del mondo per il settore delle viti e degli alberi da frutta, dotata di ben diecimila ettari di terreno(cioè 10 km x 10 km di terra) a disposizione dove sono localizzati i campi sperimentali e di salvataggio. La diplomazia di Scarfò ha permesso di ottenere un incontro con la prof.ssa Golino, d’origine italiana, che dirige i campi sperimentali e col dottor Gonzales che è colui che crea i vini per la Davis. A sostegno delle informazioni del giovane ingegnere, l’Università Davis ha preteso l’appoggio di un ateneo italiano per cui il prof. Scalabrelli ha dato la sua piena disponibilità. Anche la Città del Vino col suo direttore generale dottor Paolo Benvenuti ha aderito all’iniziativa per cui entro il 2013 partiranno per la California dieci vitigni della Locride e dieci della Provincia di Siena che l’Università americana provvederà a studiare curare.
Agostino Belcastro