Reggio Calabria. Durante i mesi scorsi si è molto discusso su chi avrebbe dovuto guidare le redini della dismissione del patrimonio edilizio comunale; ovvero, tra chi avrebbe dovuto garantire un concreto risparmio/guadagno per le casse comunali deturpate, ad avviso dei più, da sprechi inutili e da costi dopati. Soprattutto negli ultimi anni, il Comune di Reggio Calabria si era dotato di ogni atto utile per normare e proceduralizzare il processo di alienazione e valorizzazione dei beni immobili pubblici; ma tra lungaggini burocratiche, mancanza di coordinamento e lacune documentali date per improbabili, tale attività ha arrancato nel prendere piede e divenire una buona pratica di pianificazione territoriale. Una boccata di novità era sopraggiunta grazie alla Giunta Arena che, dando seguito alla delibera approvata dall’Amministrazione Scopelliti e con il coinvolgimento della S.a.t.i., era riuscita a districare (con l’impegno incessante della società in house comunale) non poche problematiche legate alla dismissione del patrimonio edilizio quali la mancanza di dati catastali certi, mappature, ecc. Nonostante i risultati parlassero chiaro, i Commissari Straordinari hanno deciso di rivedere tutto il sistema dell’alienazione del Patrimonio edilizio non curandosi, forse, degli incassi ottenuti fino a quel momento ma soprattutto bloccando operazioni che, nei fatti, erano già state avviate con molti cittadini che hanno versato le caparre ma che ancora non sono stati chiamati dall’ufficio comunale per la sottoscrizione dei contratti di acquisizione. Lo stallo degli uffici comunali addetti è inspiegabile e nonostante nel frattempo sia intervenuta in merito la Legge Regionale del luglio 2013 in cui si disciplina che gli enti calabresi in dissesto o in pre-dissesto possano utilizzare i proventi della dismissione del patrimonio per risanare i bilanci, nulla si muove all’orizzonte. Non vi è nemmeno il timido tentativo di sbloccare un’alienazione che aveva raggiunto obiettivi importanti sia in termini economici che sociali. Ad oggi non si è agito per la vendita degli immobili, per la regolarizzazione di alcune posizioni di possibili acquirenti oppure per provvedere a sanare altre situazioni catastali incomprensibili. Purtroppo l’amarezza e la rabbia dei cittadini assegnatari degli alloggi è sempre più crescente. Ma quanto accaduto è la dimostrazione che non sempre la politica è la sola responsabile, si guardi anche all’apparato burocratico. Probabilmente se l’attività fosse rimasta in capo alla S.a.t.i. oggi saremmo qui a contare i risultati ottenuti e non a recriminare su ciò che non è stato fatto.
Pasquale Naso
già consigliere comunale e componente coordinamento grande città del PDL