Reggio Calabria. Sono bastate meno di dodici ore ai poliziotti della Squadra Mobile di Reggio Calabria, coordinati dai magistrati della Procura della Repubblica, per risolvere l’omicidio dei due cittadini rumeni ritrovati all’interno del bagagliaio di un’Alfa Romeo 156 rimasta in bilico sul pontile di San Gregorio.
Durante la notte, con l’accusa di duplice omicidio aggravato, gli investigatori della Squadra Mobile hanno fermato Gianrocco Foti, reggino di 38 anni, impiegato, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Procura della Repubblica che ha concordato pienamente con le risultanze investigative acquisite dai poliziotti nel corso di serrate indagini condotte nella giornata di ieri.
Le attività investigative sono state immediatamente orientate e condotte dagli investigatori della Squadra Mobile nell’ambito della prostituzione straniera mediante l’audizione di numerosi cittadini di nazionalità rumena, compresi i parenti delle vittime.
Nel corso delle indagini è stata individuata la figura di Gianrocco Foti, quale soggetto che aveva avuto contatti con una donna rumena (una giovane prostituta che è persona diversa dalla donna trovata uccisa) la quale era stata legata sentimentalmente a Ioan Lacatus, ossia uno dei due rumeni ritrovato ucciso all’interno dell’autovettura Alfa Romeo 156, a quest’ultimo intestata. A seguito della compiuta identificazione, gli uomini della Squadra Mobile hanno effettuato presso l’abitazione di Foti una perquisizione domiciliare nel corso della quale è stata rinvenuta e sequestrata una pistola Beretta legalmente detenuta, munita di caricatore dal quale, recita un comunicato stampa della Questura che qui pubblichiamo integralmente, mancavano cinque cartucce.
Condotto negli uffici della Questura, Gianrocco Foti ha confessato agli investigatori di essere l’autore del duplice omicidio, spiegando però di essersi difeso da un’aggressione.
Nel corso del formale interrogatorio reso negli uffici della Squadra Mobile al capo della Procura di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, al sostituto procuratore A. Cristillo, e ai funzionari della Mobile, Gianrocco Foti ha confessato di essere l’autore materiale del duplice omicidio.
Alla base del movente vi sarebbe una relazione sentimentale con una prostituta rumena che sarebbe riuscita, con vari stratagemmi, a farsi consegnare da Foti, a più riprese, una somma di denaro superiore a 25 mila euro, troncando poi, improvvisamente, il rapporto con quest’ultimo.
Foti avrebbe quindi tentato di recuperare il denaro da Ioan Lacatus, connazionale e amico della donna. Per questo motivo si era incontrato con quest’ultimo diverse volte, l’ultima della quali proprio la sera dello scorso primo ottobre. In quella circostanza Lacatus, in compagnia di Ionela Hoholea, di 35 anni (la seconda vittima), aveva visto Foti in centro a Reggio Calabria, allontanandosi subito dopo a bordo di un’autovettura Alfa Romeo 156.
Con il pretesto di prendere il denaro da un’abitazione sita in località San Gregorio, il Lacatus e la Hoholea avrebbero condotto Foti sull’arenile di San Gregorio, in un luogo adiacente al pontile dove nella mattinata del 2 ottobre i due rumeni sono stati rinvenuti cadaveri all’interno del bagagliaio della macchina, raggiunti da alcuni colpi di pistola, tre l’uomo e uno la donna.
Nel corso dell’interrogatorio Foti ha riferito di avere sparato contro i due rumeni per difendersi da un’azione violenta che, gli stessi a bordo dell’autovettura, unitamente ad altri 3 connazionali che lo avevano accerchiato dall’esterno, stavano per porre in essere nei suoi confronti. Subito dopo Foti si sarebbe allontanato dal luogo.
Su indicazione dello stesso Foti sono stati rinvenuti, in un cassonetto della spazzatura, gli indumenti che indossava, macchiati di sangue, unitamente a un bossolo. Nella notte stessa, grazie alla solerzia del Gabinetto regionale di Polizia Scientifica, diretto dal vice questore aggiunto Diego Trotta, è stato effettuato in tempi record un accurato esame di comparazione dei bossoli, che ha confermato che a sparare contro i due rumeni, l’uomo raggiunto da tre fori d’entrata e la donna da uno, era stata proprio l’arma sequestrata a Gianrocco Foti. Adesso restano al vaglio degli investigatori tutti gli altri dettagli della vicenda. Soddisfazione per la celerità delle indagini è stata espressa dal Procuratore Federico Cafiero de Raho e dal Questore Guido Longo, entrambi hanno elogiato la professionalità della Squadra mobile e della Polizia Scientifica.
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