Reggio Calabria. “La sfida sui mercati internazionali per i prossimi anni si giocherà soprattutto sulla logistica e l’intermodalità, e l’Italia non può abbandonare quelle industrie che garantiscono con le loro tecnologie e la capacità delle maestranze autonomia e servizi al nostro apparato manifatturiero”. E’ quanto dichiara il Vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolò, che interviene a difesa dell’ex Omeca di Reggio Calabria.
“Da troppi anni il Paese marca ritardi verso una chiara e definita politica industriale, dentro cui hanno posto di rilievo le politiche dei trasporti, tenuto conto che in Italia beni e persone si muovono per oltre l’80 per cento su gommato, diversamente a quanto avviene nel cuore d’Europa. E’ una scelta di sistema che da un lato ha privilegiato l’automotive, ma dall’altro, ha prodotto livelli spaventosi di deterioramento ambientale, di impoverimento della pluralità delle reti interconnesse ed il progressivo deterioramento di esercizio e di innovazione del sistema ferroviario. In questo quadro, le ex Omeca, ora ‘Ansaldo Breda’, corrono seriamente il pericolo di finire tra le aziende del gruppo da vendere al migliore offerente, o, addirittura, di finire dentro il calderone dei siti industriali da dismettere chiudendo così, dopo cinquant’anni, l’unica e vera grande fabbrica mai realizzata prima a Reggio Calabria. Al di là delle ripercussioni sociali, nell’ipotesi infausta di bloccare la produzione – dice Alessandro Nicolò – rimane tutta da verificare la strategia che Finmeccanica intende perseguire e che destino assegnare alle ex Omeca. Certamente l’Italia è chiamata a recuperare quel profondo gap che la distanzia dagli altri Paesi europei che da tempo hanno deliberato di muovere merci e persone in maniera connessa ed efficace, investendo somme notevoli ed allentando così i vincoli di monopolio che derivano dall’uso essenziale di un solo tipo di mezzo di trasporto. L’Italia ha dunque necessità – afferma Alessandro Nicolò – di varare un Piano dei Trasporti, urbani ed extra urbani, tale da invertire l’attuale modello di sviluppo che contribuisce in negativo, e considerevolmente, a rendere le città invivibili e le grandi arterie autostradali insufficienti a smaltire la circolazione. Si tratta ovviamente di processi di lungo periodo da supportare con robusti investimenti che impongono, però, fin da ora, indirizzi e scelte nell’individuare partner internazionali e stabilimenti da mantenere e potenziare. Da qui – evidenzia Alessandro Nicolò – una forte iniziativa della politica nazionale e delle istituzioni locali per aprire un confronto chiaro con Ferrovie dello Stato e Finmeccanica per conoscere i programmi di innovazione del materiale rotabile da destinare al trasporto ferroviario e metropolitano nazionale e locale, dentro cui le Omeca possono, a pieno titolo, contribuire allo sviluppo del Paese”.
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