Reggio Calabria. Otto anni di reclusione e trentamila euro di multa: sono queste le richieste formulate oggi dai pm Antonio De Bernardo e Luca Miceli nei confronti dei due imprenditori del caffè, Antonio Mauro e suo figlio Maurizio, accusati di associazione per delinquere finalizzata all’usura nell’ambito di uno stralcio del processo “Cafittera”, presidente Olga Tarzia, nato da un’indagine condotta alcuni anni fa dalla Guardia di Finanza.
Le Fiamme Gialle, nel 2005 avevano concluso un’indagine iniziata qualche anno prima e avevano disvelato un presunto sistema di usura che secondo l’accusa sarebbe stato messo in piedi dagli imprenditori Mauro. Secondo l’ipotesi accusatoria, il gruppo leader a Reggio Calabria nel settore del caffè, avrebbe dapprima elargito prestiti ai proprietari di alcuni bar che commercializzavano il “Caffè Mauro”, e poi avrebbe preteso la restituzione di tali somme con tassi di interessa superiori alla soglia massima prevista dalla legge, e che appunto avrebbe configurato il reato di usura, oltre che di esercizio abusivo del credito. Quest’ultimo reato è andato prescritto.
I due pm hanno chiesto la condanna a 4 anni di reclusione e 10 mila euro di multa anche per Domenico Marino, uno dei dipendenti del gruppo, accusato di alcuni episodi di usura, almeno tre dei quali ancora non sono sono caduti in prescrizione.
Altri dipendenti che hanno scelto il rito abbreviato sono stati già condannati in via definitiva per associazione per delinquere finalizzata all’usura. Sul processo intanto incombe la prescrizione del reato, tanto che il pm Miceli nel corso della sua requisitoria ha invitato Maurizio Mauro a rinunciarvi espressamente. Il 13 dicembre, probabile giorno per la pronuncia della sentenza, sarà anche il giorno in cui scadrà il termine di prescrizione per il reato associativo contestato ai due imprenditori del caffè.