‘Ndrangheta. Giovanni Copelli fermato dalla Polizia grazie alle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Antonio Russo

Reggio Calabria. Al culmine di una articolata attività di indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nella serata di ieri, personale della Squadra Mobile e del Commissariato di Gioia Tauro ha eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di Giovanni Copelli, 79enne nato a Gioia Tauro, ritenuto responsabile del reato di associazione mafiosa per aver preso parte all’articolazione locale della ‘ndrangheta denominata cosca Piromalli, operante a Gioia Tauro ed altrove.
Copelli appartiene ad una famiglia storicamente legata ai Piromalli, anche per essere il cognato del boss deceduto Giuseppe Piromalli cl. ’21, indicato come “don Peppino”.
Le indagini che hanno condotto all’emissione del provvedimento restrittivo si basano sulle dichiarazioni accusatorie rese dinanzi ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria da Antonio Russo, che da pochissimo tempo ha iniziato a collaborare con la DDA di Reggio Calabria e la Procura di Palmi, e dall’esito di puntuali riscontri effettuati dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria a seguito delle sue dichiarazioni.
Antonio Russo, infatti, pur non essendo mai stato formalmente affiliato alla ‘ndrangheta, ha avuto rapporti con i Piromalli e i Molè da più di vent’anni e, nel tempo, ha avuto modo di conoscere l’organigramma, gli affari e le dinamiche interne della storica cosca; a tal proposito, nel corso delle sue propalazioni, il collaboratore ha fatto riferimento alla suddivisione della città di Gioia Tauro in zone di influenza criminale di competenza delle cosche Piromalli e Molè. Nello specifico, fino al momento dell’omicidio di Rocco Molè, avvenuto il 1° febbraio del 2008, la cosca Piromalli esercitava il controllo del porto di Gioia Tauro, la cosca Molè riscuoteva le estorsioni sulla Nazionale 111.
Più in generale, le dichiarazioni del nuovo collaboratore sugli assetti della ‘ndrangheta a Gioia Tauro hanno trovato pieno riscontro nelle risultanze del processo Il Crimine, in particolare quanto al ruolo esercitato dalla famiglia Piromalli all’interno di quella locale e nell’ambito di tutta l’organizzazione ndranghetista.
Secondo le odierne risultanze investigative, raffrontate con gli esiti di altri procedimenti fra cui “Il Crimine”, “Vento del Nord” e “Cosa Mia”, nonostante il trascorrere del tempo e l’instaurarsi di nuovi equilibri in seno alla ‘ndrangheta operante a Gioia Tauro, al Copelli, soggetto che secondo quanto reso noto da un comunicato stampa della Questura (che qui riportiamo integralmente ndr) annovera numerosi precedenti penali, sarebbe rimasto saldamente in mano un ruolo di direzione dell’associazione, con compiti di decisione, pianificazione, individuazione delle azioni delittuose da compiere e degli obiettivi da perseguire.

Giovanni Copelli

Copelli avrebbe svolto anche un ruolo di fondamentale cerniera nei rapporti con i rappresentanti di altre cosche operanti nell’ambito della ‘ndrangheta. Tra il 2003 ed il 2005, Copelli avrebbe infatti mediato il pagamento di una somma di denaro, pari al “4 per cento” dell’importo del capitolato, relativamente ai lavori di ristrutturazione della facciata di un palazzo a Gioia Tauro che stava eseguendo una ditta di Reggio Calabria, il cui titolare sarebbe appartenente all’articolazione della ‘ndrangheta operante a Reggio Sud ed in particolare alla cosca Ficara-Latella. L’imprenditore, al quale era stato affidato l’appalto dell’importo di oltre 500 mila euro, non era stato avvicinato sul cantiere da un emissario dei Piromalli. Trattandosi di un soggetto appartenente alla ‘ndrangheta, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, il Copelli si sarebbe recato personalmente a Reggio Calabria presso i Ficara-Latella per negoziare tempi e modi del pagamento dovuto. Le dichiarazioni del Russo hanno offerto uno spaccato del sistema e delle sue regole, perfettamente aderente alle risultanze di altre e precedenti attività di indagine, secondo cui qualsiasi impresa, anche mafiosa o vicina ai mafiosi, quando effettua lavori su un determinato territorio deve necessariamente corrispondere una somma percentuale sull’importo del capitolato alla famiglia mafiosa insediata su quel territorio.
E’ poi significativo, ancora secondo l’accusa, dello spessore criminale del Copelli quanto ricostruito in merito alla celebrazione di un vero e proprio summit mafioso che si tenne nel 2001, a Gioia Tauro, organizzato all’interno di un capannone industriale dal Copelli, nel corso del quale furono distribuite le varie cariche all’interno del “locale” gioiese e svolti dei riti di affiliazione.

Exit mobile version