Voto palese per obbligare al “vincolo di mandato”

Reggio Calabria. La Carta costituzionale dispone che l’eletto al Parlamento (deputato, senatore o cittadino alla grillesca) deve operare nell’espletamento del proprio mandato senza alcun vincolo. Lo sancisce l’art. 67 che recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione (e non un partito o una fetta di cittadini n.d.r.) ed esercita le sue funzioni “senza vincolo di mandato”. Ma nella prassi quotidiana questa assenza di vincolo spesso è solo teorica. Infatti se un parlamentare non segue gli ‘ordini di scuderia’ rischia di dire addio alla sua cadrega per cui il proprio atteggiamento non è libero come è scritto nella ‘più bella del mondo’.
Va anche chiarito che la norma contenuta nell’art. 67 non è una esclusiva della Costituzione italiana, ma è comune alla quasi totalità delle democrazie rappresentative ed è stata teorizzata già prima della stessa Rivoluzione francese, nel 1774, da Edmund Burke col suo famoso Discorso agli elettori di Bristol, dopo la sua vittoria elettorale in quella contea. In quel discorso, Burke propugnò la difesa dei principi della democrazia rappresentativa contro l’idea, da lui considerata distorta, secondo cui gli eletti dovessero agire esclusivamente a difesa degli interessi dei propri elettori. Figuriamoci cosa poteva pensare il politico inglese se avesse dovuto agire negli interessi del proprio partito.
Per evitare che la locuzione “senza vincolo di mandato” potesse restare solo una inutile locuzione è stato introdotto il voto segreto per permettere ai parlamentari di poter votare senza alcun ricatto di schieramento. Senza la segretezza del voto, infatti, sarebbe estremamente difficile che tutti coloro che, rispondendo solo alla propria coscienza, volessero disattendere gli ordini del proprio schieramento, fossero tutti tanto ‘coraggiosi’ d’essere capaci di segnare la rottura con il partito di appartenenza. E questo lo sanno bene quanti, proprio in queste ore, si agitano per ottenere il controllo del ‘vincolo di mandato’ attraverso l’adozione del voto palese in Senato.
E in campo scendono quelli che ragionano solo con la pancia, quelli che vogliono determinare elementi di frizione tra gli alleati di governo per provocare una crisi anti Letta, e quelli che vogliono, appartenendo alla compagnia di giro, sempre pronta a mobilitarsi per condizionare chi deve decidere, che si esegua fino in fondo l’esecuzione dell’arcinemico Berlusconi. Compagnia di giro che, assieme ai grillini, all’organizzazione Avaaz ed alla santorina Giulia Innocenzi, in mutande e reggiseno, ha dato vita ad una iniziativa vicina al Senato.
Almeno loro sono stati chiari dicendo che vogliono il voto palese per “liquidare Berlusconi”, a differenza di quelli del PD che si arrampicano sugli specchi dicendo che il voto palese serve solo per evitare che siano i grillini, nel segreto dell’urna, a votare a favore dell’Arcinemico bocciando la sua decadenza da senatore della Repubblica. Tanto è l’odio contro il Cav, da cui sono letteralmente ossessionati, che non si accorgono che così dicendo dimostrano che questa foglia di fico è ipocrisia allo stato puro perché i ‘garantisti’ piddiini vogliono la certezza che il Cav venga ‘giustiziato’.
Sull’altare di questo obiettivo i ‘garantisti doc’ (sic.!) come ‘Epifani, Renzi, Zanda, D’Alema ed Emiliano, non badano alle conseguenze, anzi cercano di ottenere due piccioni con una fava: liquidare definitivamente (ma sarà veramente così?) Berlusconi e recitare il de profundis allo stesso governo Letta che sarà impossibile salvare un’altra volta anche perché i miracoli non si ripetono.
L’aggressione alla quale viene sottoposto Napolitano per aver osato proporre iniziative per la riforma della giustizia e sulle carceri, da personaggi della sinistra ‘moderata’ e da personaggi in cerca d’autore della sinistra estrema, è la cartina si tornasole che il PD sia sballottato dalle onde di un mare in tempesta e non è in condizione di dettare la linea in quanto è deficitario di reali e riconosciute leadership senza le quali è impossibile costruire pensieri e percorsi politici adeguati ai tempi che stiamo attraversando.

Giovanni Alvaro

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