Reggio Calabria. Nel 1863 il Parlamento del Regno d’Italia approvava la legge 1409 conosciuta come legge Pica, dal nome del suo promotore, il deputato abruzzese Giuseppe Pica che il 15 agosto dello stesso anno fu promulgata dal Re Vittorio Emanuele II. Il provvedimento, in vigore fino al 31 dicembre del 1865, si presentava come “mezzo eccezionale e temporaneo di difesa” allo scopo di debellare il brigantaggio che si era diffuso, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, subito dopo l’Unità del Paese, colpendo chi lo praticava e chi lo favoriva. Una legge controversa e avversata anche da non pochi parlamentari del tempo sulla quale oggi, a centocinquanta anni di distanza, l’Associazione Culturale Anassilaos propone un incontro, relatore il Prof. Antonino Romeo, che si terrà martedì 29 ottobre alle ore 17,30 presso la Sala di San Giogio al Corso, e soprattutto una riflessione storica pacata che impone anche un’analisi dei problemi aperti dal processo unitario e lasciati insoluti. La stessa discussione sul brigantaggio postunitario, che la legge Pica si proponeva di combattere con strumenti severissimi che non risparmiarono la popolazione civile provocando azioni anche efferate dall’una e dall’altra parte, sulla sua natura sociale ed eversiva, è tuttora aperta. Si può, d’altra parte affermare, che il ricorso a leggi speciali limitanti le libertà costituzionali, non sono rare nella successiva storia d’Italia. Basti pensare alla legge contro il terrorismo.