Reggio Calabria. Né più né meno che un atto dovuto, le dimissioni del presidente della Reggina Calcio, assieme a tutto il consiglio d’amministrazione, non hanno nulla a che fare con i risultati sportivi, non certo esaltanti, dell’avvio di stagione della squadra. Si tratta invece di un atto dovuto per “smarcarsi” ad ogni effetto legale dalle possibili conseguenze delle vicende giudiziarie che qualche mese fa hanno interessato l’ex vice presidente della compagine sportiva, Gianni Remo (subito sostituito in seno alla Reggina nda), coinvolto nel corso dell’estate in una operazione della DDA e arrestato insieme a suo fratello Pasquale Remo e a Michele Labate, ritenuto esponente di spicco della omonima cosca di ‘ndrangheta, con l’accusa di estorsione aggravata.
Con le attuali dimissioni e l’azzeramento del cda la Reggina Calcio, è questo l’intento, dovrebbe riuscire a scongiurare qualsiasi tipo di conseguenza che da quella vicenda, legata peraltro a fatti di natura strettamente personale e che nulla hanno a che fare con la vita della società amaranto, avrebbero potuto ciononostante penalizzare società, squadra e tifosi. Un fuorigioco difensivo “chiamato” da Lillo Foti, che ritornerà in campo anche questa volta, è l’auspicio di tutti, con la solita fascia da presidente della società.
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