Reggio Calabria. Il Teatro Cilea è chiuso ma il “teatrino” del potere è sempre aperto. E’ il pensiero naturale che ogni operatore di settore farebbe leggendo la dichiarazione del Dirigente generale Zoccali, per conto della Regione Calabria, sulla questione “Teatro” nella relativa nota inviata alla stampa.
Lo stesso fa sapere, infatti, che non saranno disponibili i fondi per il 2013, nella misura in cui sono stati richiesti, per difficoltà di bilancio e che l’Ente risponderà solo per la stagione 2014-2015; nondimeno la Regione vuole dire la “sua” sulla programmazione artistica per garantirne il “profilo alto” malgrado, per sua stessa ammissione, Zoccali afferma di non capirne troppo della materia .
Viene spontaneo chiedersi: ”Da quando un Ente decide di intervenire e dare indicazioni di “programmazione artistica” ad un Teatro? Siamo sotto un regime, forse, e non ce ne siamo accorti? “.
Perché la Regione non si occupa dell’enormità di lavoro ordinario che deve svolgere in ogni settore , viste le criticità del nostro territorio, e perde tempo ad occuparsi di cose per cui esistono soggetti e figure professionali preposte?
Perché non si pubblica un Bando pubblico con criteri e parametri tecnici oggettivi aperto ad associazioni, compagnie ed operatori per la costituzione di un soggetto “gestore” diversificato e qualificato? Perché non si lavora fin da subito, una volta per sempre, all’idea di un Teatro Stabile?
Zoccali ha affermato cosa gravissima, forse in buona fede, palesando un braccio di ferro sterile con i suoi interlocutori (Provincia in tal caso) senza preoccuparsi realmente della gravità culturale del lasciare il Cilea in questa precarietà che impone ricadute pessime su economia, società e cultura cittadina.
Emerge, piuttosto, la volontà di non essere scavalcati ed essere, ad ogni costo, autorevoli dentro le scelte che contano per la gestione della struttura e del suo Cartellone al di là di ogni questione etica o tecnica inerente alla all’ordinario dovere politico in sé.
Non si è capito ancora, o si vuole far finta, che il Teatro non è “proprietà” dell’uno o dell’altro quanto un vero e proprio “patrimonio comune” che esula da ogni dinamica di potere subdolo rispetto alla sacralità dello stesso e del diritto di ogni cittadino a fruire di questo patrimonio collettivo.
Tutto ciò mentre si parla ancora di Reggio candidata a “Capitale della Cultura Europea” facendo una propaganda delirante sulla situazione da terzo mondo che il settore subisce in Calabria.
Sostenere il Teatro e la Cultura è un dovere e non un vezzo di potere.
Egregio avv. Zoccali, la proposta espressa da più parti , condivisa e sostenuta dallo stesso Ass. Lamberti, di un comitato cittadino composto dai vari soggetti locali operanti sul territorio e nel settore sembra la più equilibrata, democratica e partecipata al fine di scongiurare la penalizzazione della città tutta ad ogni livello.
L’amore per l’Arte e la Cultura va oltre ogni espressione soggettiva e personalistica di una politica che ancora pensa al “singolare”.
Reggio merita il suo Teatro che deve tornare ad essere “bene comune”; di tutti o di nessuno!
Filippo Sorgonà
Operatore Culturale