Reggio Calabria. Questa mattina nel corso della conferenza stampa tenuta in Questura in occasione della cattura di Nino Lo Giudice, il procuratore capo Federico Cafiero De Raho ha speso parole sincere di grande elogio per il capo della Squadra Mobile, il primo dirigente Gennaro Semeraro, esaltandone l’umiltà e la professionalità al servizio dello Stato. Parole, quelle del procuratore Cafiero De Raho, che in poco tempo ha già tracciato il perfetto “identikit” del capo della Mobile, che condividiamo appieno, perché anche noi abbiamo avuto modo di apprezzare la grande umanità, l’umiltà e la professionalità di Gennaro Semeraro. Giunto alla Questura di Reggio Calabria come dirigente della Divisione Anticrimine, si è trovato catapultato al terzo piano della Questura per prendere il posto di Renato Cortese. Un’eredità da fare tremare le vene ai polsi, quella lasciata dal crotonese Renato Cortese, l’uomo che ha catturato Bernardo Provenzano in Sicilia, e che ha lasciato la Calabria per dirigere la Mobile della Capitale dopo aver catturato Giovanni Strangio, il super-ricercato per la strage di Duisburg. Con una sfilza intermedia di operazioni e arresti eccellenti, anche di latitanti, durante gli anni di permanenza alla Questura reggina.
Un’eredità, quindi, molto pesante quella che, con umiltà, Gennaro Semeraro è andato a raccogliere in punta di piedi, come è suo stile. Sulla carta sarebbe stato quasi impossibile fare di meglio, o anche solo eguagliare i successi di Cortese. E invece, lavorando sodo e in silenzio, con quella umiltà che non solo Cafiero De Raho ha potuto notare, ma che anche noi cronisti abbiamo avuto modo di apprezzare, Gennaro Semeraro non solo non ha fatto rimpiangere il super-poliziotto Renato Cortese, ma ha dato un’impronta tutta sua all’ufficio, a ogni singola sezione della Mobile, iniziando a mietere meritatamente uno dopo l’altro dei successi investigativi a 360 gradi. Duplice omicidio al pontile di San Gregorio, caso risolto in 24 ore con l’arresto del responsabile. Allarme bomba alla Procura Generale, caso risolto in meno di 12 ore con l’arresto del responsabile. La buona sorte, in quei due casi, aveva quasi oscurato la professionalità e la poderosa attività investigativa messa in campo. La cattura di Nino Lo Giudice, e stavolta la buona sorte non ha in alcun modo facilitato il compito, è la ciliegina sulla torta che celebra una Squadra Mobile che sotto la direzione di Semeraro non ha nulla da invidiare al passato. E come suo stile anche oggi, dopo l’elogio del procuratore, abbiamo assistito a un Semeraro che con grande commozione ha “spento” le candeline raccogliendo il frutto di un duro e meritato lavoro, senza tradire l’umiltà appena riconosciutagli, condividendo pubblicamente il successo con il suo vice, Francesco Rattà. L’umiltà, la virtù dei forti.
Fabio Papalia