No alla Centrale a carbone. Il Comitato “Pro Condofuri” contro l’inarrestabile conquista della Sei

Condofuri (Reggio Calabria). “Dopo il Protocollo d’intesa tra la SEI S.p.A., società di progetto italiana controllata dalla multinazionale svizzera Re-Power, per mano dell’A.D. Fabio Bocchiolla e Andrea Cuzzocrea, presidente di Confindustria Reggio Calabria avente ad oggetto un patto per lo sviluppo del territorio congiunto alla costruzione della Centrale a carbone in area ex Liquichimica di Saline Joniche (RC) e dopo aver incassato un altro fondamentale consenso, attraverso misteriosi percorsi sotterranei, quello dei Sindacati nazionali di categoria del settore elettrico, si può tranquillamente affermare che gli elvetici, dopo essere riusciti a tirare dalla propria parte il sodalizio maggiormente espressivo delle aziende produttrici di beni e servizi di qualsiasi dimensione che operano sul territorio reggino, siano riusciti ad accattivarsi anche le simpatie delle organizzazioni sindacali, garantendosi in tal modo, oltre il supporto di più di 300 imprese anche quello di chi dovrebbe stare dall’altra parte della barricata nell’eterno conflitto tra il “sistema” ed i lavoratori, entrambi preziosi alleati nella lotta da sempre impari che il colosso svizzero sta sostenendo contro il debole fronte del “No al Carbone” rappresentato da genuine associazioni e semplici cittadini con tanto entusiasmo e buone intenzioni ma con scarsa copertura e blando spessore: l’eterna lotta tra Davide e Golia. Ed in questa circostanza è probabile che l’assunto biblico venga smentito: è alquanto inverosimile che la fede ed il coraggio dimostrati da coloro che al carbone sono contrari, riusciranno a trionfare sulla bruta violenza dimostrata dai magnati dell’energia che hanno deciso la colonizzazione di questo lembo estremo della Calabria gabbando gli “indigeni” con perline e pietre colorate di scarso valore. A tanto valgono le promesse, solite, di sviluppo e lavoro, parole dall’alto contenuto evocativo e suggestionante per una popolazione da sempre abituata alla sopravvivenza”.
Con queste parole prende posizione il Comitato Civico “Pro Condofuri” per bocca del suo presidente Carmelo Marino, in merito alla tanto discussa centrale a carbone che dovrebbe sorgere sulle ceneri dell’ex Liquichimica della frazione marina del comune di Montebello Ionico, sostenendo senza riserva alcuna il fronte del NO al carbone sull’estrema propaggine della penisola.
“Bisogna dare atto – esordisce il presidente del sodalizio condofurese – che la Sei-Repower sta conducendo un ottimo lavoro di marketing e soprattutto di convincimento della popolazione assetata di lavoro non senza abiurare all’occorrenza azioni di infima levatura, colpi bassi, affermando di portare al centro del confronto tematiche occupazionali connesse alla centrale ed al suo indotto, tirando addirittura in ballo gli allarmanti dati forniti dallo Svimez circa il rischio di desertificazione occupazionale ed industriale dettato dalla presunta perdita per il Meridione di almeno 166 mila posti di lavoro solo nel primo trimestre dell’anno corrente. Come se la Centrale a carbone fosse la panacea di tutti i mali, primo tra tutti attraverso le presunte ricadute occupazionali che la sua costruzione consentirebbe ad una delle aree maggiormente depresse del sud Italia, per la quale oltre ad un aumento dei posti di lavoro si andrebbe anche ad aggiungere una riduzione del costo della bolletta elettrica”.
“Tali affermazioni, secondo noi – prosegue Carmelo Marino – rischiano addirittura di ledere ulteriormente la dignità di una popolazione, quella dell’Area grecanica, per la quale la storia testimonia uno straordinario passato culturale e sociale; per noi il tempo dei conquistadores è passato ed è necessario più che mai che ognuno prenda coscienza della reale situazione che si verrebbe a costituire, effettuando quantomeno un paragone tra costi e benefici, ammesso che quelli sbandierati dal colosso svizzero si possano definire tali”.
“A nostro avviso – dice Marino – è perfettamente inutile continuare a parlare di combustibili fossili per la produzione di energia elettrica quando ovunque la priorità sono le fonti rinnovabili ed a basso impatto ambientale; lo stesso Cantone dei Grigioni, i cui abitanti per buona parte soci del colosso Repower, sono stati chiamati ad esprimere il loro parere attraverso un referendum circa le centrali a carbone, hanno manifestato la loro contrarietà a questo tipo di attività finanche all’estero: nonostante questi risultati gli “oligarchi”, forti degli appoggi di mediocri affaristi italiani, proseguono sulla realizzazione della strada per Saline su cui dovrebbero transitare quantità immense di un combustibile fossile ormai in declino la cui era è sul viale del tramonto.
Enormi sarebbero i danni per il clima e per l’ambiente quasi incontaminato su cui invece, date le caratteristiche bisognerebbe investire attraverso forme di valorizzazione legate al turismo ed allo sviluppo eco-sostenibie: i residui del carbone divorato dal mastodontico impianto in progetto ne abbatterebbero definitivamente le già misere prospettive in tal senso, abbattendo contestualmente e progressivamente anche la popolazione, destinata alla decimazione per via di tutte quelle malattie conseguenza di smog ed inquinamento in genere. La centrale a carbone potrebbe essere sicura ed a bassa emissione di CO2 solo nella fase iniziale dell’attività, i problemi sorgeranno unitamente alla periodica necessità di manutenzione degli impianti e dei filtri che per risparmiare sarà soggetta a continui rinvii che ne determineranno una sempre minore efficienza ed una maggiore incidenza negativa sull’ambiente e sul territorio”.
“Il paradosso – conclude Marino – si riscontra nel parco eolico da Saline visibile ad occhio nudo e da poco avviato sul territorio collinare del Comune di Bagaladi ma soprattutto nella centrale idroelettrica che dovrebbe essere alimentata dall’acqua proveniente dalla diga del Menta e i cui lavori nel territorio della frazione Cataforio del Comune di Reggio Calabria, risultano bloccati per mancanza di fondi; è assurdo continuare a parlare di carbone in un’area in cui la stessa natura non ha mai lesinato il suo supporto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: il vento, l’acqua, seppur canalizzata attraverso opere forse opinabili ma ormai realizzate, il sole per il fotovoltaico e per una resa di almeno 300 giorni l’anno, il mare in cui acqua ed aria potrebbero concorrere attraverso le moderne tecnologie sommerse e così via. E’ forse giunto il momento di dire basta in modo uniforme e compatto ai raggiri che affaristi senza scrupoli e criminali organizzati intendono mettere in atto in danno della gente al fine di trarre esclusivamente vantaggi personali di tipo prettamente economico facendo leva sull’atavico stato di necessità in cui versa o si fa volutamente versare la popolazione meridionale”.

Salvo Tuscano

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