Reggio Calabria. I Carabinieri hanno arrestato il successo annunciato di “Malaluna”, lo spettacolo teatrale di Rosy Canale, la presidente del “Movimento delle Donne di San Luca”, finita stamani ai domiciliari per truffa aggravata e peculato nell’ambito dell’operazione Inganno. Rosy era impegnata anima e corpo in questi giorni per dar vita sul palco a “Malaluna”, una piece teatrale liberamente tratta dal volume “La mia ‘ndrangheta”, edizioni Paoline. “Malaluna. Storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno”, di e con Rosy Canale, musiche di Franco Battiato, con l’adesione del Presidente della Repubblica e sua medaglia di rappresentanza.
“Cresciuta a Reggio Calabria, poco più che ventenne – recita la sua biografia – diviene imprenditrice di successo nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento con il suo locale, il Malaluna. Dopo essersi ripetutamente opposta allo spaccio di cocaina nella sua discoteca, imposta dalle potenti ‘ndrine di Reggio, Rosy Canale subisce un violento pestaggio, le rompono denti, un braccio, una mano, tre costole, il femore”. Uno stop di 8 mesi di ricovero, e tre anni di riabilitazione. Sempre dalle sue note biografiche si ricorda che dopo la strage di Duisburg del 2007, delitto apicale della faida di San Luca, Rosy “decide di trasferirsi lì, dove il crimine ha origine, e di avviare la sua rivoluzione pacifica fatta di legalità e condanna della violenza. Lavora come volontaria nella scuola media e fonda il Movimento delle Donne di San Luca dove si ritrovano le madri, le sorelle, le mogli e le figlie di tante famiglie toccate da lutti di ‘Ndrangheta. La mission dell’associazione è quello di creare opportunità formative, lavorative e culturali in un territorio ad altissima penetrazione mafiosa”.
Proprio ieri si è tenuta la prima dello spettacolo, al teatro Morelli di Cosenza, dove il recital ha riscosso un discreto successo di pubblico. Adesso lo stop, almeno fin quando Rosy Canale non avrà modo di chiarire con la magistratura la sua posizione. La donna non è accusata di reati mafiosi, né aggravati dalle modalità o dalle finalità mafiose. Il suo nome è entrato nell’indagine per alcune intercettazioni dalla quali sono partiti gli accertamenti dei Carabinieri in ordine ai reati di truffa aggravata e peculato.
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