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Home Reggio Calabria Cronaca

Processo Meta. La deposizione del vice questore aggiunto Diego Trotta sulle proiezioni economiche, commerciali e politiche della cosca Alvaro di Sinopoli

by newz
13 Dicembre 2013
in Cronaca
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Reggio Calabria. Durante l’intera giornata di oggi, nell’ambito del Processo Meta, è stato ascoltato dalla 1ª Sezione del Tribunale di Reggio Calabria il vice questore aggiunto Diego Trotta, attuale dirigente del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica per la “Calabria”.
Il Funzionario della Polizia di Stato ha deposto sugli esiti delle indagini culminate nella nota operazione “Xenopolis” – dal greco Sinopoli – culminata, il 4 settembre 2013, con l’esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti presunti capi ed affiliati alla potente ‘ndrina Alvaro di Sinopoli.
All’epoca dei fatti Trotta era il vice dirigente della Squadra Mobile della Questura reggina e dirigeva la Sezione Criminalità Organizzata.
Oggi, Trotta, rispondendo alle domande del pm Giuseppe Lombardo, ha iniziato a riferire al Tribunale di Reggio Calabria i dettagli sulle posizioni dei 7 imputati nel Processo “Meta” arrestati nell’ambito dell’Operazione “XENOPOLIS”. Il Funzionario ha sottolineato l’impegno costante della Polizia di Stato verso una delle più temute ‘ndrine della provincia di Reggio Calabria, la ‘ndrina Alvaro, già sfociato, negli anni scorsi, nelle note Operazioni “Arca” e “Cent’anni di storia”, anch’esse condotte dalla Squadra Mobile con decine di arresti.
Ritornando all’Operazione Xenopolis, come si ricorderà, finirono agli arresti, presunti capi e luogotenenti della ‘ndrina Alvaro, operante nei “Locali” di Sinopoli, S. Eufemia d’Aspromonte e Bagnara con proiezioni e soldi interessi economici nel capoluogo reggino: Cosimo Alvaro (cl. ’64) inteso “Pelliccia”, già detenuto, figlio del carismatico Domenico Alvaro, inteso “Micu U Scagghiuni”; Domenico Laurendi (’69) inteso “Mimmo Rocchellina”; Antonio Alvaro (’66), inteso “U Giannazzu”; Domenico Alvaro (’77); Rocco Palermo (’61); Giasone Italiano (’69); e Carmelo Giuseppe Occhiuto (’68). Furono complessivamente indagati 22 soggetti a vario titolo per i reati di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni, nonchè per detenzione di armi e munizioni.
L’operazione Xenopolis può considerarsi la naturale prosecuzione dell’operazione Meta. L’operazione Xenopolis ben dimostrò le proiezioni economiche, commerciali e politiche degli Alvaro, attraverso i suoi personaggi di vertice: Cosimo Alvaro, figlio del carismatico boss Domenico Alvaro, inteso “Micu U Scagghiuni” che ha avuto un ruolo importante nella pace raggiunta nella II guerra di mafia a Reggio Calabria. E poi, Domenico Laurendi, suo fido luogotenente, e l’ex sindaco di San Procopio Rocco Palermo.

Proiezioni economiche, commerciali e politiche degli Alvaro ben spiegate durante l’esame testimoniale.
Grazie alle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria fu ben dimostrato, tra l’altro, come l’allora notissimo ristorante lounge bar “Pasha” di Reggio Calabria (all’epoca, nel biennio 2008/2009, al centro della movida reggina, in piena piazza Indipendenza: un locale modaiolo ed affollatissimo!!) e la casa di Cura “Villa Speranza” di Reggio Calabria, ancorchè formalmente intestate a prestanome e gestite formalmente da altri soggetti legatissimi alla ‘ndrina Alvaro, fossero, in realtà nella totale disponibilità di Cosimo Alvaro. Egli si avvaleva per la gestione del lounge bar “Pasha” di Domenico Laurendi e degli indagati Giovanni Canale e Gianluca Cotroneo. Ma gli incassi erano tutti per Alvaro! Per la gestione della Casa di Cura “Villa Speranza”, Cosimo Alvaro e Rocco Palermo, veri “soci occulti” si avvalevano di un amministratore delegato, Natale Bueti.
Proseguendo la disamina dei riscontri probatori progressivamente acquisiti dalla Squadra Mobile reggina nel corso dei due anni d’indagine, si è fatto cenno alle intercettazioni, telefoniche ed ambientali, condotte ed al notevole materiale acquisito.
Il processo riprenderà venerdì prossimo, con la disamina del prosieguo dei riscontri probatori. Il Collegio del Tribunale di Reggio Calabria era presieduto dal Giudice Silvana Grasso.

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