Roma. La Squadra Mobile di Roma, diretta dal primo dirigente Renato Cortese, ha eseguito ieri tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip presso il Tribunale di Roma nei confronti dei presunti componenti del commando che la sera del 24 gennaio 2013, in via della Castelluccia di San Paolo, ha assassinato Vincenzo Femia.
L’operazione ha permesso anche di smantellare quella che gli inquirenti definiscono “una pericolosa cellula di ‘ndrangheta” che alcuni esponenti originari di San Luca avevano creato nel corso degli anni nella capitale. Riproponendo i dettami ed i rituali tipici della mafia calabrese – sottolineano gli investigatori – gli arrestati avevano creato un gruppo operativo che, pur mantenendo un legame con la Casa Madre originaria voleva gestire gran parte del fiorente traffico di stupefacenti nella Capitale. Il lavoro della Polizia di Stato della Capitale ha consentito di far emergere elementi indiziari tali da poter ragionevolmente ipotizzare che l’omicidio Femia, commesso dai componenti del commando, sia stato commissionato da organizzazioni criminali appartenenti alla ‘ndrangheta calabrese e sia maturato a seguito di contrasti insorti proprio nella gestione del traffico di droga.
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