Reggio Calabria. Il gup Antonino Laganà ha inflitto solo uno dei tre ergastoli chiesti al termine del procedimento con rito abbreviato scaturito dall’operazione denominata “Faida dei Boschi”, l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal pm Sara Ombra che ha svelato le dinamiche occulte del conflitto che ha visto fronteggiarsi negli ultimi anni le ‘ndrine dell’Alto Jonio reggino e ha insanguinato i comuni di Stilo, Caulonia, Riace, Monasterace e Stignano.
Assolto Piero Vallelonga. Queste invece le condanne decise dal gup: Angelo Misiti dovrà scontare la pena dell’ergastolo, Luigi Vallelonga e Cosimo Franzè sono stati condannati a 8 anni di reclusione; Domenico Ruga 6 anni e 8 mesi di reclusione; Bruno Vallelonga 6 anni e 4 mesi di reclusione; Renato Comito 6 anni di reclusione, Vincenzo Franzè 4 anni e 8 mesi di reclusione. Infine due anni di reclusione sono stati inflitti al pentito Michael Panajia, giovanissimo killer originario di Sant’Ilario dello Jonio.
E’ anche grazie alle sue rivelazioni che l’inchiesta ha svelato la “tragedia” nascosta dietro l’omicidio di Damiano Vallelonga la cui responsabilità è stata all’epoca attribuita al cugino Giovanni dal triumvirato formato da Cosimo Giuseppe Leuzzi, Vincenzo Gallace e dal defunto Andrea Ruga. Un progetto dal duplice obiettivo: eliminare l’influente e pesante presenza del “boss dei viperari” Damiano Vallelunga addossando ad altri la responsabilità del delitto e scatenare la vendetta della famiglia di Serra San Bruno contro quella dei Vallelonga, al fine di decimarli completamente, sbarazzandosi del tutto, con un colpo solo, dei clan che esercitavano il controllo sui boschi di quel territorio.