Reggio Calabria. Prime ore del nuovo anno, tutti stanno festeggiando e sperando in un anno migliore, ci si dimentica della crisi: si deve festeggiare! L’età non conta, i pub servono da bere in continuazione. Si vedono barman che danno da bere agli assetati il più velocemente possibile. Il motto doveva essere: “Prima bevi, prima me ne chiederai un altro”! Non è tutto così per fortuna. Gruppi di amici, senza alcun bicchiere in mano, ridono e scherzano ricordando feste e anni passati; coppie di tutte le età fanno una serena passeggiata, magari per digerire il cenone, e di tanto in tanto si fermano a guardare l’improvvisata cubista sul tavolo che avrà alzato un po’ il gomito diventando l’idolo della serata. Fin qui tutto normale, ognuno è libero di fare ciò che gli pare.
Si continua a passeggiare, osservare ed ecco che il reggino medio si fa riconoscere. Fuori da un locale molto noto ai giovani, la mia attenzione si ferma su di una massa di gente che, in cerchio, osserva qualcosa che sembra molto interessante. Passano pochi secondi e la massa si dilegua, il film è finito, non c’è più niente da guardare. Proprio in quel momento appare l’attrattiva, un corpo steso a terra! Nell’avvicinarmi tempestivamente al corpo continuo ad osservare. Quanta gente sta passando accanto al corpo, lo guarda, sorride e continua a camminare. Avvicinatomi al corpo, sembra privo di conoscenza, cerco di percepire qualche segno di vita; scopro il volto coperto dal cappuccio del giubbotto, il sangue sgorga dal naso e gli occhi sono chiusi. Viene allertato il 118! Procedo con il primo soccorso aspettando l’ambulanza. Mentre continuo ad osservare, si è formato di nuovo il cerchio di spettatori che non muovono un dito, ma li senti, stanno commentando quello che vedono e ciò che avevano visto poco prima. C’è chi grida al malcapitato “Alzati e vai via che non hai niente, se viene la Polizia mi crei solo problemi”; c’è chi cerca di far valere il buon senso facendo notare che la persona a terra, che è un marocchino, non è autosufficiente. Il soccorso avanzato arriva, il malcapitato, che intanto ha ripreso conoscenza, ha bisogno di punti di sutura su naso e
sopracciglio sinistro. Continuo a valutare la scena, deformazione professionale oppure semplice voglia di cambiamento? A terra noto un ombrello rotto, il manico di legno è spezzato. Tutto fa pensare, ma la mia mente continua a sottolineare l’operato della popolazione reggina, bravissima a lamentarsi di ciò che la città non dà (lavoro, opportunità, diritti …), ma che continua a non fare niente per cambiare. La rovina della città sono i cittadini che osservano volentieri uno spettacolo ma che hanno vivamente timore di diventare protagonisti nel cambiamento.
Un cittadino