Reggio Calabria. Miracolo a Reggio (di Calabria non dell’Emilia!). È questo il primo pensiero che mi assale, parafrasando il titolo di un celebre film interpretato dal mitico Paolo Stoppa, una volta accertato che il sofisticato “servizio tecnico” del Comune in “appena” sei giorni è riuscito a ripristinare l’erogazione idrica nell’area di Arangea e dintorni. Si, avete capito bene, “soltanto” sei giorni scandendo una tempistica concorrenziale con gli USA, l’URSS (ex) ed i sempre più insaziabili cinesi impegnati in scorribande nello spazio con destinazioni lunari (non lunatiche…). Ininfluente se piena, calante o crescente! E quindi al “miracolato” utente che paga un canone “salatissimo” per l’acqua che non c’è , con il capo chino e magari cosparso di cenere, per aver denunciato “urbi et orbi” la supponenza di taluni dirigenti comunali, non resta che emulare Francesco d’Assisi: “Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta…”. Proprio cosi, perché in questa città per vivere benissimo bisogna comportarsi da turisti “touch and go” mentre ai plebei reggini è riservato non il ruolo di cittadini moderni ma quello di sudditi condannati ad implorare favori che in realtà sarebbero diritti da reclamare. E così emergono atteggiamenti pirandelliani applicati all’idraulica nel cui sotterraneo è pressoché impossibile reprimere gli allacciamenti abusivi alla rete idrica nel cui contesto non sarebbe male se si disegnasse, non a mano libera, una mappatura della rete idrica con connessi allacciamenti abusivi! Anziché intervenire ciclicamente (come è stato puntualmente sottolineato dalla stampa che ha parlato di disservizi “a rotazione”) sui singoli punti critici che esplodono con incredibile puntualità. Grazie quindi per averci restituito in tempi “messicani” un nostro diritto per cui, così come avveniva nei teatri romani, quando, a fine dello spettacolo gli attori “invitavano” – a prescindere – il pubblico ad applaudire, reitero i fasti della Roma imperiale sollecitando: “Plaudite Cives…”. Anche perché abbiamo usufruito del privilegio della generosa concessione dell’approvvigionamento mediante autobotti, autentico cadeau del “servizio tecnico” comunale, per cui centinaia di famiglie hanno potuto usufruire per circa un’ora al giorno del prezioso liquido. A Pordenone, Novara, Busto Arsizio (non è il caso fare paragoni con Milano, Roma, Torino, ecc.) che fine avrebbero fatto gli arroganti dirigenti ove avessero sostituito “semplicemente” in sei giorni un elettropompa? Il futuro fornirà risposte a tutti. Anche a chi non intende porsi domande preferendo esaltare “l’arte di annacarsi”. Al prossimo “guasto”.
Aurelio Chizzoniti