Brancaleone. Morto a 90 anni Tommasino Manglaviti

Brancaleone (Reggio Calabria). E’ morto all’età di 90 anni Tommasino Manglaviti, il ragazzino che nel 1935 andava a lezioni private da Cesare Pavese quando lo scrittore e poeta piemontese era confinato a Brancaleone per motivi politici. Fino a qualche anno fa, Tommasino Manglaviti, “Masino”, come lo chiamava affettuosamente Pavese, era un punto di riferimento a Brancaleone per gli amanti e gli studiosi delle opere pavesiane il quale con molta lucidità e meticolosità raccontava della sua amicizia col “Professuri”(così veniva chiamato Pavese) per via della sua disponibilità con i giovani studenti del posto ai quali aveva messo al loro servizio la sua cultura classica. Manglaviti era custode di alcuni episodi che nel periodo di confino dell’illustre scrittore( dall’agosto 1935 al marzo 1936) è stato attento osservatore. Infatti, “Masino”, aveva un fratello più grande di lui (20 anni), Mimmo, ed in occasione di un suo viaggio a Torino, Pavese gli consegnò una lettera riservata da consegnare alla sua donna, la “donna dalla voce rauca” come narrava nei suoi scritti il grande Poeta. E ancora: “Masino” descriveva con particolarità e molta enfasi le notti passate alla periferia di Brancaleone allorquando Pavese rimaneva inebriato del profumo che emanavano i gelsomini in compagnia di altri suoi coetanei. Questi ed altri erano gli episodi che “Masino” gonfiava il petto quando li raccontava a quanti chiedevano del suo Maestro. I funerali di Tommasino Manglaviti si sono svolti ieri pomeriggio a Brancaleone confortato dalla presenza degli amici e dei parenti. Per ricordare il confino di Pavese in terra calabra, numerose sono stati gli eventi organizzati nel corso degli anni alla presenza di numerosi studiosi delle sue opere. Memorabili le “Giornate Pavesiane” organizzate dall’Associazione Brancaleone Culura nel corso delle quali sono stati trattati le opere di Pavese, in particolare quelle concepite a Brancaleone, nonché la figura dell’uomo, del poeta e dello scrittore dalla personalità molto controversa. Non a caso, recentemente, il confino di Cesare Pavese a Brancaleone è stato al centro di un interessante convegno svoltosi a Ticineto Po(Alessandria) al fine di analizzare la sua esperienza di rinchiuso nel suo “Carecere psicologico” come ebbe a dire Giuse Vipiana Albani, profonda conoscitrice delle opere pavesiane. Infatti, il confino calabro ha ispirato la vena poetica dello scrittore nel concepire il romanzo “Il Carcere” preceduto dal racconto “Terra d’esilio”” ed alcune significative poesie come la splendida “Stiddazzu”. Stante ai pareri di illustri studiosi delle opere pavesiane, “Il carcere” dimostra sul piano stilistico e contenutistico, lo sforzo maggiore compiuto da Pavese e cioè quello di collegare il tempo in cui il racconto è stato scritto con quello del confino scontato. L’opera non è quindi il “diario reale” del suo confino politico, bensì la “cronistoria tutta affidata alla memoria” da un intellettuale che ha dovuto pagare di persona una colpa della quale non aveva compreso ilo perché. Nel corso degli anni si sono svolti numerosi gemellaggi tra il Comune di Brancasleone e Santo Stefano Belbo al fine di non rompere quel legame che la storia della letteratura ha consegnatoialle due entità territoriali. L’intitolazione della Biblioteca Comunale è una Piazza sul Lungomare sono il segno tangibile che la gente di Brancaleone non ha mai dimenticato il “Professuri”.

Agostino Belcastro

Exit mobile version