La vita di Nicola, il bambino di Cassano Jonio barbaramente ucciso, poteva essere salvata?

Reggio Calabria. Accanto alla esecrazione ed alla condanna dell’atto brutale è questa la domanda che bisogna porsi anche per evitare che nel futuro analoghi eventi tragici colpiscano altri bambini. In particolare bisogna interrogarsi sul perché il bambino sia stato affidato ad un nonno destinatario del provvedimento di sorveglianza speciale con tutto quello che ne consegue, con l’aggiunta che aveva lui stesso e pubblicamente espresso dei timori sulla sorte del bambino, forse presagendo quello che sarebbe accaduto. Considerata la detenzione in carcere della madre non sarebbe stato più idoneo per esempio un provvedimento di affidamento etero familiare o ad una casa-famiglia? Una famiglia terza, avrebbe potuto garantire una protezione del bambino senza recidere i legami con la famiglia d’origine. In altre situazioni questo è stato fatto dai Tribunale per i Minorenni della Calabria. Come Centro Comunitario Agape, siamo stati protagonisti e testimoni di esperienze di famiglie affidatarie e di comunità che hanno accolto minori figli di testimoni di giustizia o coinvolti in faide o appartenenti a famiglie mafiose .Provvedimenti che hanno permesso di salvare le loro vite ed in molti casi di assicurare un loro futuro diverso da quello criminale. Purtroppo va registrato come la condizione di rischio per i minori che crescono in contesti familiari e mafiosi non è entrata nella attenzione della politica e nella coscienza collettiva nonostante ci venga continuamente sbattuta in faccia dalla cronaca e dalle indagini giudiziarie. Il rischio è che tutto venga rubricato come un affare interno alle famiglie mafiose con lo Stato e la comunità spettatrici limitandoci, nonostante i precedenti, a mostrare stupore per una ndrangheta che uccide anche i bambini. Serve invece un impegno di istituzioni e società civile per avviare una vera e propria ingerenza umanitaria in quelle situazioni in cui si registrano, come recita la legge, “ condotte pregiudiziovoli all’interesse del minore” Esporre i minori a rischio di vendette o a pratiche di reclutamento mafiose non sono forse condotte pregiudizievoli che hanno bisogno perlomeno di essere attenzionate dalla Magistratura Minorile e dai servizi sociali? Serve quindi un monitoraggio da parte dei Tribunali per i Minorenni, dei Servizi Sociali,di queste situazioni di rischio, una presa in carico e l’attivazione dei provvedimenti necessari ed idonei per la tutela dei minori. E’ il momento anche per la Regione Calabria di decidere seriamente di passare dalle politiche di abbandono verso i minori e le famiglie a rischio sociale per investire seriamente in politiche sociali ed educative di prevenzione e di contrasto alla povertà ed alle devianze in tutte le sue forme. Come ha affermato il Vescovo di Cassano Nunzio Galantino tutti ci dobbiamo interrogare per cercare di trovare le risposte adeguate a questi eventi drammatici. Non farlo è come tradire la memoria del piccolo Nicola ed il suo estremo sacrificio.

Mario Nasone
Centro Comunitario Agape Reggio Calabria

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