Bankitalia, servizi e armi chimiche. Cara ai parlamentari calabresi: “Quali politiche per il Sud?”

Reggio Calabria. Lontano da tutti, vicini a pochi: la stessa distanza che intercorre tra un salotto ed un piazza, un corridoio di un Palazzo del potere e la mensa dei lavoratori. Potremmo andare avanti all’infinito nel sintetizzare con le più fantasiose metafore, ben scevri da ogni intento demagogico, gli interventi previsti dal Governo Letta; abbiamo approfondito molto gli atti che tratteggiano l’operare dell’esecutivo e, al netto delle nuove imposte che caricano sempre e solo i contribuenti, vogliamo evidenziare due fatti allarmanti: il tentativo di “svendere Bankitalia” ai poteri forti continentali e l’assenza totale di un provvedimento che rilanci lo sviluppo e dia ossigeno al Sud Italia.
Anzi, sembra che la direzione sia opposta: infatti, gli enti locali, in particolar modo i Comuni, stanno divenendo sempre più “centri esattoriali” per una politica che si nasconde dietro acronimi (IMU, TARES, TARSI, IUC, ecc.) e, nel caso delle Province, veri e propri capri espiatori, nel nome della spending review, che non è altro che un tentativo maldestro di una classe dirigente che, pur di mantenersi il più alto compendio per parlamentari e senatori d’Europa, decapita il contatto col territorio. Abbiamo intrapreso, pertanto, un’iniziativa, che auspico – da cittadino prima ancora che da politico – sia la prima di una lunga serie, di coesione amministrativa: oltre gli schieramenti partitici, proprio come la gente che incontriamo quotidianamente ci chiede, per tutelare il territorio ed i cittadini, nel rispetto delle Istituzioni, ma rifiutando la sterile etichetta di “sudditi”.
Ci chiediamo che valore ormai hanno gli enti locali: non solo i governanti rimangono sordi alle nostre richieste, ma spesso si ammutoliscono anche rispetto alla cordiale, quanto scontata dialettica istituzionale, omettendo anche la semplice comunicazione dell’arrivo di armi chimiche nel porto di Gioia Tauro, giusto per fare un esempio balzato agli onori della cronaca. Una politica di tagli che senza gli Enti intermedi perderebbe il reale contatto con la realtà e con le più disparate istanze popolari.
Ci chiediamo: a chi giova vendere le quote della Banca di Italia a possibili capitali esteri? Cosa apporta questa iniziativa alle tasche degli italiani? Beh, la risposta è chiara agli occhi di tutti: nel cursus honorum dei governi del Presidente, va sempre inserito un regalino alle Banche private, Monti docet. Ma al presente chi ci pensa?
Lo Stato non si adopera ad attrarre capitali esteri, come dovrebbe, attuando politiche di semplificazione, per la nostra economia imprenditoriale; economia che purtroppo rischiamo di dover archiviare nel novero delle “buone pratiche desuete”, vista la spaventosa ciclicità di chiusure e fallimenti per crediti o debiti verso lo Stato delle nostre piccole e medie aziende, di cui nessuno a livello centrale pare interessarsi. Chiediamo agli eletti in Calabria, ma ci rendiamo conto in che condizione stiamo vivendo? A noi chi ci pensa? Siamo, sempre, al centro delle agende elettorali e dei giuramenti degli esecutivi: ma quando si agirà? Quando si penserà ad un Piano per il Sud?
Vorremmo dire ai nostri deputati e senatori che siamo al fotofinish e la gara contro il tempo la stiamo perdendo. Uno Stato che ha ben pensato di militarizzare e irrigidire ogni dialogo istituzionale, si pone aulico e austero al punto che se da un lato, la nostra Reggio Calabria appare ad un passo dal dissesto finanziario, con tutto ciò che ne consegue, al contempo si prosegue a caricare la cittadinanza con sovraccarichi in termini di tassazione per i tributi locali, con dei servizi lontani anni – luce dall’essere definiti “sufficienti” prima ancora che “efficienti”. Non sappiamo, che fine farà il famigerato “Porcellum”, ma siamo consci che alla prova del voto ci andiamo sempre noi, che ci mettiamo la faccia: ma quali strumenti abbiamo? Quali risorse? Quelle che Roma prima, Catanzaro poi, tagliano agli Enti Locali? Concordiamo sulla gestione oculata del denaro pubblico, vada per il pareggio di bilancio e ci adoperiamo per rendere cristallino le nostre azioni, ma alle necessità impellenti chi ci pensa?
Giusto per fare qualche esempio: l’A3 nonostante i proclami ancora è un cantiere aperto e sono stati bocciati i trasferimenti per i fondi Fas per il trasporto pubblico locale: quale sarà la mobilità mediterranea? Cosa si aspetta a strutturare una proposta concreta con gli Enti coinvolti? E poi ancora lavoro, attività produttive e turismo: belle parole, stimolanti, ma come si incentiva il tutto? Forse aprendo alle banche tedescocentriche le porte della Banca degli Italiani? Vogliamo chiarezza, capire questo Governo dove ci porterà a “sbattere”; pretendiamo ascolto e azione da tutti i deputati e senatori eletti in Calabria: hanno il dovere, aldilà, delle barricate politiche, di tendere l’orecchio al grido che proviene dal loro territorio di appartenenza.
Questi i punti: informazione e motivazioni sul Dl 133/2013 nel Titolo II “Disposizioni concernenti la Banca d’Italia” e proposta per lo sviluppo di un Piano per il Sud. Ad attendere i riscontri non ci saremo solo noi firmatari di questa proposta, ma tutta la nostra gente che varcando la soglia delle nostre stanze istituzionali ci guarda – da ormai troppo tempo – come alieni rispetto alla realtà e conservatori dei propri privilegi a dispetto della collettività. Noi ci stiamo spendendo per cambiare la tendenza, per guardare negli occhi tutti ed essere sinceri in quello che possiamo e non possiamo fare, nel dedicarci anima e corpo, senza orari, al servizio della gente. Aiutateci a poter dare di più.

Demetrio Cara
Consigliere Provinciale Reggio Calabria

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