Reggio Calabria. Lo avevamo lasciato circondato da migliaia di cittadini sullo sfondo dell’Arena dello Stretto, in un tiepido pomeriggio di maggio e con una celebre canzone di Patti Smith in sottofondo; non solo una colonna sonora, ma lo slogan politico che ha accompagnato e colorato la sua lunga campagna elettorale. Alcuni lo davano per sconfitto, altri speravano in un suo ritorno. Di pochi giorni fa la notizia: Massimo Canale si candida alle elezioni per la segreteria regionale del Partito Democratico e fino ad ora è l’unico candidato reggino.
Massimo Canale, ex candidato sindaco con la lista civica Energia Pulita alle amministrative del 2011, con un passato nel Pdci e già consigliere comunale per diversi anni, è uno di quei volti noti a Reggio Calabria per essersi sempre posto in direzione “ostinata e contraria” rispetto al Modello Reggio, “modus amministrandi” e creatura nata dalle mani del presidente Giuseppe Scopelliti, eredità politica raccolta invece dall’ex sindaco Demetrio Arena. Le due C contrapposte del “cambiamento” e della “continuità” sono state le protagoniste indiscusse delle elezioni del 2011 che hanno infine decretato la vittoria di Arena su Canale, della continuità con il Modello Reggio e, di riflesso, di Scopelliti stesso con uno schiacciante 56%.
Oggi, in vista di una lunga serie di appuntamenti elettorali cruciali per la Calabria, il Partito Democratico rompe finalmente il silenzio iniziando a giocare a carte scoperte. Dopo la presentazione della nuova federazione provinciale, guidata da Seby Romeo, è la volta della segreteria regionale. “La mia candidatura non nasce da un’area politica precisa – racconta Massimo Canale – è stata proposta per la prima volta dal fondatore del primo circolo renziano di Villa San Giovanni, Luigi Sorrenti (consigliere comunale di Villa) e ha iniziato a raccogliere sempre maggiori consensi”. Una candidatura che potrebbe dire qualcosa della necessità del Pd calabrese di dare una mano di bianco al passato burrascoso che lo ha visto protagonista; potrebbe voler dire molto della necessità di rinnovamento di un grande partito come il Pd in un contesto di profonda crisi dei partiti che investe tutto il Paese.
La sua scelta di aderire al Partito Democratico all’indomani delle ultime amministrative ha scatenato reazioni diverse. Perché ha scelto il Pd?
Ai tempi il Pd era l’unico soggetto politico capace di incidere realmente, sia a livello nazionale che sulle amministrazioni locali. Questo è essenziale in un sistema che tende a polarizzare i sistemi politici. Portare avanti determinate battaglie da movimenti che non riescono neanche a superare le soglie di sbarramento non produrrebbe comunque risultati concreti. Si tratta di considerazioni oggettive, non personali. Ero ben consapevole che questa scelta avrebbe costituito un’altra fase soprattutto perché all’interno di un grande partito è ovvio che possano esserci punti di vista più diffusi ed è ovvio che anche il mio, così come molti altri, facciano fatica ad emergere. Ma anche questo fa parte dei sistemi della democrazia.
Da un punto di vista elettorale questa scelta rappresenta un vantaggio, uno svantaggio o è ininfluente?
Ho fatto una scelta che apre una fase nuova e diversa. Guai a coinvolgere esperienze come quella di Energia Pulita all’interno dei giochi dei partiti. Ep è nata come una lista in mio sostegno ma adesso, anche per mia stessa volontà, è diventato un movimento politico autonomo che continua ad operare sul territorio di Reggio Calabria. Ed è stato un esperimento riuscito perché ha portato alla luce nuove energie e nuove proposte. Un’esperienza entusiasmante.
Ad osservala oggi Energia Pulita sembra sia stata per certi aspetti l’antenata del Movimento 5 Stelle, nuova e fortissima esperienza politica che potrebbe rappresentare per il Pd che verrà un avversario politico difficile da battere o un interlocutore privilegiato per la costituzione di un fronte compatto contro il centrodestra. Cosa pensa lei del M5S?
Non intendo esprimermi in merito alla loro proposta politica, ma solo ricordare che noi la democrazia partecipata l’abbiamo professata davvero. Insisto nel dire che l’esperienza di Ep è stata la prima a Reggio e difficilmente ne seguiranno altre. Nel M5S individuo una similitudine nel modo di relazionarsi con la città e con i territori, ma noi non abbiamo mai commesso l’errore di cadere vittime dei qualunquismi e della demagogia che a niente servono nell’amministrazione della città. Io credo nella proposta politica e non negli scontri.
Al futuro segretario regionale del Pd spetterà l’arduo compito di ricostruire un partito che sinora ha spesso commesso errori imperdonabili agli occhi degli elettori, probabilmente anche a causa della propria debolezza interna. Per ricompattare il partito e dargli nuovo lustro qual è la ricetta di Massimo Canale?
Sono convinto che il ruolo del segretario regionale di una formazione come quella del Pd sia destinato a cambiare profondamente se non altro per rimettersi in pari rispetto al contesto storico e sociale che stiamo vivendo. Io ho di recente ripreso il mano il pullmino con il quale ho fatto il giro della provincia di Reggio durante la campagna elettorale per le amministrative proprio perché ritengo che la politica non possa più prescindere dai nostri territori. La priorità per il nuovo segretario regionale non potrà che essere quella di ripartire dalle amministrazioni virtuose. Finora all’interno del Pd si sono susseguiti sin troppi baroni che si sono tramandati a vicenda gli scettri del potere. Invece è intorno ai nostri amministratori locali che dobbiamo riuscire a ricostruire una nuova classe dirigente. La proposta di Canale segretario sta incontrando moltissimi consensi proprio perché è una cosa innovativa: ci relazioniamo con tutti, ma abbiamo una particolare vocazione legata al territorio. Vorrei inoltre che ognuno all’interno del partito avesse un unico ruolo ma chiaro: non credo in coloro che vogliono ricoprire un gran numero di cariche politiche e rappresentative. Per quel che mi riguarda, dovessi vincere io, farò il segretario regionale e basta.
Quali potrebbero essere – a livello locale, regionale e nazionale – le future alleanze per il Pd?
Osservando con attenzione le esperienze di Reggio e Catanzaro ritengo che non si possa prescindere dalla relazione strettissima con la società civile. A livello locale bisognerà favorire la formazione delle liste civiche che sostengano il Pd e che completino il suo programma con contenuti che il Pd da solo non avrà mai in quanto, appunto, formazione politica. A livello regionale e nazionale credo che vada proposto un partito che sia più vicino alle istanze e alle aspirazioni dei cittadini, che interpreti meglio la volontà popolare, composto da più amministratori e meno parlamentari. Il mio impegno è di costruire un partito completamente diverso e sono convinto che le alleanza dovrebbero essere costruite sulla base di questi criteri.
Torniamo a Reggio. Reggio commissariata, Reggio sull’orlo del dissesto, il primo capoluogo di provincia in Italia il cui Consiglio comunale è stato sciolto per contiguità con la ‘ndrangheta. Un territorio che lei conosce bene. Quale sarà la sfida per il futuro sindaco di Reggio?
A Reggio non si potrà fare a meno di allargare la base elettorale del centro sinistra intorno ad un progetto civico che coinvolga senza pregiudizi di sorta le categorie professionali, il club service, i movimenti eccetera. Senza l’aiuto di tutti non si potrà costituire un progetto alternativo: l’uscita dal tunnel di Reggio non può essere delegata ai partiti politici. Bisogna uscire dalla segreterie politiche e tornare sulle strade.
Un suo parere riguardo il commissariamento…
Si tratta effettivamente di uno strappo alla democrazia, ma lo dico in termini differenti dai miei avversari politici. I commissari non condividono le ansie e i problemi della città, non governano con il cuore e non sono chiamati a farlo e noi non possiamo chiedere diversamente. Ma la qualora dovesse venir confermata la sentenza di incandidabilità nei confronti di alcuni ex amministratori vorrebbe dire che in effetti qualcosa di sbagliato c’era. Quindi quello che io chiedo ai Commissari è di lasciarci un sistema di regole che impediscano, se applicate, alla malaburocrazia e alla malapolitica di fare entrare la ‘ndrangheta all’interno di Palazzo San Giorgio. Ma per me il primato appartiene sempre alla politica.
Crede di aver commesso degli errori nel corso delle ultime amministrative?
Con molta presunzione sostengo che quello che abbiamo fatto in campagna elettorale sia stato un lavoro che non ha mai fatto nessuno. Un grave errore è stato fatto allora proprio dal Pd, quello di non decidere da subito per le primarie o per l’appoggio alla mia candidatura, facendola apparire come una candidatura di ripiego. Questa cosa all’epoca mi fece apparire come un candidato che non aveva i numeri per vincere. La storia di Reggio sarebbe potuta essere diversa
A Massimo Canale tutto può essere imputato, tranne la capacità di accogliere con entusiasmo travolgente sfide sempre più difficili. Nel 2011 così come oggi.
Giulia Polito