Reggio Calabria. “Parco Nazionale e Città Metropolitana: rapporti e sinergie”, questo il titolo dell’incontro–studio organizzato dall’associazione dei club services dell’area dello Stretto denominata “ThinkThankCittà Metropolitana” che si è svolto oggi pomeriggio presso la sala “Giuditta Levato” di Palazzo Campanella alla presenza di numerosi sindaci di comuni limitrofi a quello di Reggio.
Il coordinatore del ThinkThankCittà Metropolitana, Enzo Vitale, ha spiegato il motivo principale dell’incontro: “il Parco Nazionale dell’Aspromonte è una realtà unica al mondo perché entrerà interamente a far parte della futura città metropolitana, ente di area vasta, per questo è necessario analizzare e valutare i rapporti di forza che si verranno a creare tra i due enti considerando anche il possibile insorgere di nuovi conflitti”.
Il Presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, Giuseppe Bombino, ha sottolineato la necessità di un ripensamento del territorio sia a livello amministrativo che di governance, proprio in considerazione degli effetti del disegno di legge Del Rio che eliminerà le province. Bombino è convinto che quella della città metropolitana sia un’opportunità per la Calabria, soprattutto per tutto quello che c’è oltre la città di Reggio. Tramite il progetto della città metropolitana si potrà ristabilire un rapporto tra la città e la montagna, puntando sull’agricoltura nella sua accezione multifunzionale di attività produttiva di beni fisici ma anche di attività di tutela del territorio, accezione che gli è stata riconosciuta solo recentemente, dopo 40 anni di regionalismo, grazie alla legge forestale per la regione Calabria.
“Bisogna convincere le nuove generazioni – ha spiegato Bombino – che è necessario tornare indietro, non nel senso di tornare fra i campi, ma nel senso di impegnarsi nell’imprenditoria agricola. Da questo punto di vista esiste un problema culturale. Siamo rimasti indietro anche nello sfruttamento delle risorse agricole, ma questa arretratezza ha salvato la biodiversità delle nostre montagne, siamo una delle regioni più “forestate” d’Italia e più bio diversificate su scala internazionale, ma questa arretratezza paradossalmente oggi potrebbe essere una risorsa per il futuro. La conservazione della natura può infatti trasformarsi in reddito: conservando ampie porzioni di bosco si andrebbe a ridurre il trasferimento degli effetti a valle quindi il verificarsi di alluvioni e di fenomeni di dissesto idrogeologico, così da conseguire un risparmio a livello economico”.
Barbara Priolo