Reggio Calabria. “Il posto è mio e lo devo vincere io…”, così tuonava qualche anno fa la consorte di un politico reggino riferendosi ad un concorso dal risultato già preordinato, stando all’ipotesi formulata dalla locale Procura della Repubblica che se ne sta occupando.
“La piazza è mia….”, così ribadiva qualche giorno addietro un noto esponente politico reggino, riferendosi al diritto di manifestare senza interferenze incivili di alcun tipo, dopo aver ottenuto una regolare autorizzazione all’uso della piazza!
Ognuno, all’insegna di desolazione, può vedere: similare l’incipit, agli antipodi il contenuto; l’arrogante affermazione di titolarità di un fantomatico diritto, il primo, e l’accorata rivendicazione di un diritto realmente sancito in Costituzione, il secondo! Eppure, da più parti, ormai, non si comprende perché la prima affermazione non abbia trovato spazio su giornali, televisioni, social networks e similari, con un battage che avrebbe dovuto ricordare i tempi d’oro di “mani pulite”, come invece sta accadendo, in queste ore, alla seconda affermazione, lanciata in orbita dopo aver completato il quarto giro del pianeta, pur contenendo, la stessa, elementi di sconfinata ed impunita menzogna ascrivibili al (solo poco avveduto?) interlocutore ( “mi hai alzato le mani..” , rimaste invece nelle tasche) di Giuseppe Agliano, in quel frangente mirabilmente compos sui nonostante due sere prima fosse rimasto bersaglio di un criminale attentato!!!). Reputandosi del tutto superflua, in questo delirio mediatico, la sottolineatura dell’epiteto “bastarduni” del quale il mite ed equo Giuseppe Agliano è stato gratificato dall’aplomb di britannico stampo del suo interlocutore, la domanda da rivolgere ai conterranei cultori di Fleet Street è una soltanto: ma di cosa si sta parlando? Ancora: si è in presenza di anomalie di sistema oppure è il sistema ad essere anomalo? E’ raccapricciante lo spaccato di un angusto contesto in cui taluni operatori dell’informazione cittadina, anche nell’uso che essi fanno del più diffuso social forum, tradiscono, evidente ed intollerabile, perversa vocazione alla spicciola criminologia, non senza omettere di addirittura minimizzare episodi di intimidazione vergognosa accaduti in Città. E si omette, per questione di buon gusto, l’intensa e becera attività di tacito invito alla più bieca insinuazione sugli ultimi episodi criminali che hanno scosso la Città. Ancor più raccapricciante, ove possibile, è che ciò tutto accada ad irreparabile onta della necessità che episodi di insofferenza ed intolleranza vengano trattati in termini di coerenza rispetto all’etica della equidistanza che, sola, sarebbe in grado di impedire che trovi sempre più spazio l’idea che talune “prodezze” siano pianificate per spostare l’attenzione della pubblica opinione da tutta una serie di dati che allarmano l’opinione pubblica reggina. Trattasi di quegli stessi dati, giusto per esser chiari, emersi nella loro indiscutibile evidenza, nel momento in cui il Presidente Scopelliti ha pronunciato il suo pubblico ORA BASTA, per far cessare l’agonia procurata a Reggio (mancata utilizzazione di ingenti risorse di cui essa è destinataria) da incapacità, quando non precisa volontà, di nostalgici burocrati comodamente assisi a riscaldare poltrone degli uffici comunali, omesso, ovviamente, l’autoriconoscimento di benefici di immaginifiche “elevate professionalità” piuttosto che la illuminata redazione, con l’ausilio del “copia ed incolla”, di quanto necessario alla stesura di short list già a disposizione dell’Ente. Evidentemente, a questi temi, sui quali giocoforza ricade l’attenzione del reggino, qualcuno preferisce sottrarsi sul piano politico. Si vuole, cioè, che il Cittadino sia reso partecipe solo di alcuni aspetti della vita cittadina, oggetto di una oscura pre-selezione, e in questa opaca prospettiva non viene meno l’apporto collaborazionistico di “penne illustri quanto improvvisamente scariche d’inchiostro”, quasi fossero i verosimili clientes creati ed inventati dal nulla nel corso degli anni. E’ in gioco la ripresa di Reggio, e sia chiaro che chi su questi argomenti glissa o manifesta addirittura irritazione, nel sentimento popolare rischia di essere assimilato a chi credeva di cavalcare una tigre prima di ritrovarsi in sella ad uno scecco.
Oreste Romeo