Reggio Calabria-Roma-New York. Centinaia di uomini della Polizia di Stato e dell’Fbi (Federal Bureau of Investigation) stanno eseguendo in diverse regioni italiane e negli Stati Uniti una serie di arresti e fermi di indiziato di delitto nei confronti di presunti appartenenti alla ‘ndrangheta e a famiglie mafiose americane responsabili, secondo le accuse, di un traffico internazionale di droga. Sono in corso anche decine di perquisizioni. Gli arresti e i fermi sono stati eseguiti dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria, diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro, e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e a New York negli Stati Uniti.
L’inchiesta, denominata “New Bridge”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo Federico Cafiero De Raho, avrebbe consentito di scoprire e disarticolare un’organizzazione che fa capo alle ‘ndrine della costa jonica reggina e che operava fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sud America, in stretto contatto con famiglie mafiose americane e coi narcos sudamericani.
Le accuse, ipotizzate a vario titolo nei confronti dei presunti appartenenti all’organizzazione, vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, dallo spaccio al riciclaggio e altri reati.
Complessivamente sono 26 i provvedimenti restrittivi destinati a soggetti in Italia e negli Stati Uniti nell’ambito del blitz congiunto tra Polizia e Fbi. Otto sono destinati a persone residenti negli Stati Uniti, dove si trova un team di funzionari del Servizio centrale operativo della Polizia, mentre 18 riguardano soggetti in Italia, dove stanno operando anche uomini dell’Fbi. Oltre 40 le persone indagate. Alcuni degli arrestati a New York dalla Polizia e dall’Fbi avevano legami con la storica famiglia mafiosa dei Gambino. Tra i fermati in Italia vi sarebbero, invece, anche soggetti legati alle famiglie Ursino e Simonetta, capi di una potente ‘ndrina della jonica calabrese, in stretto contatto con i soggetti bloccati negli Usa.
Sono stati arrestati infatti Francesco Ursino, considerato a capo dell’omonima cosca di Gioiosa Jonica e figlio del presunto boss Antonio (già in carcere), e Giovanni Morabito, nipote del boss Giuseppe detto ‘u’ tiradrittu’, storico padrino della cosca egemone nella zona jonico-reggina, detenuto anche lui.
L’indagine che ha portato al blitz di oggi nasce due anni fa grazie alla collaborazione tra la polizia italiana e le autorità americane, resa possibile dal protocollo tra Italia e Stati Uniti in base al quale è previsto lo scambio di investigatori esperti nella lotta alle organizzazioni mafiose. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione puntava all’apertura di un nuovo canale per il traffico di droga e il riciclaggio. La cocaina proveniente dal Sud America sarebbe dovuta arrivare al porto di Gioia Tauro, nascosta in barattoli di frutta. La spedizione della droga, secondo quanto è stato ricostruito, avrebbe dovuto avvenire dalla Guyana: la cocaina, in forma liquida, avrebbe dovuto essere nascosta all’interno di barattoli di ananas o cocco e così spedita a Gioia Tauro.
L’operazione – sotto il coordinamento del procuratore di Reggio Federico Cafiero De Raho, dall’aggiunto Nicola Gratteri e del pm Paolo Sirleo per l’Italia, e dell’Eastern District di New York per gli Usa – ha visto l’impiego di agenti sotto copertura dello Sco e dell’Fbi, che hanno consentito di sequestrare oltre otto chili di droga a New York e Reggio Calabria. Per la polizia, i profili internazionali dell’inchiesta sono stati curati dalla Direzione centrale per i servizi antidroga e dal Servizio cooperazione internazionale di Polizia.
Un “ponte” tra la Calabria e gli Stati Uniti, per consentire alle ‘ndrine e alle famiglie mafiose americane di aprire un nuovo canale per il traffico di droga tra le due sponde dell’oceano. Era questo l’intento dell’organizzazione scoperta dalla Polizia e dall’ Fbi. Secondo inquirenti e investigatori l’organizzazione puntava a conquistare, nel tempo, il posto occupato per anni dai clan di Cosa Nostra.
Ieri Cosa Nostra, oggi la ‘ndrangheta: il blitz odierno è la prosecuzione dell’operazione del 2008 che fu chiamata “Old Bridge” – anche quella condotta in collaborazione tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e il Federal Bureau of Investigation – e che svelò le connessioni nel traffico di droga tra le famiglie mafiose siciliane e quelle oltreoceano. Quasi sei anni dopo, però, al posto dei clan palermitani è subentrata la ‘ndrangheta che si conferma l’organizzazione criminale italiana più potente e l’unica in grado di trattare direttamente con i cartelli sudamericani.
L’indagine, sottolineano inoltre gli investigatori, dimostra proprio la forza dei cartelli calabresi e le mire espansionistiche delle ‘ndrine, che puntano a trovare nuovi alleati per “allargare” il proprio mercato. Con l’operazione Old Bridge la polizia e l’Fbi ruppero l’alleanza fra le famiglie mafiose palermitane collegate a Salvatore Lo Piccolo e appartenenti alla famiglia Gambino di New York, la stessa con cui erano in “affari” alcuni degli arrestati di oggi. Nel febbraio di 6 anni fa furono arrestati, con le accuse di associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e altri gravi reati, circa 80 di persone. Le indagini accertarono, in particolare, i legami tra Cosa Nostra americana e gli esponenti delle famiglie del mandamento di Passo di Rigano – Boccadifalco, storica emanazione negli Usa di Cosa Nostra siciliana. E proprio negli Stati Uniti trovarono rifugio diversi mafiosi palermitani, tra cui gli Inzerillo, che riuscirono a scappare alla mattanza messa in atto dai Corleonesi di Totò Riina negli anni ottanta.
I dettagli del blitz saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 11 a Roma nella sede della Procura nazionale antimafia, che ha coordinato l’intera inchiesta. All’incontro parteciperanno magistrati di Reggio Calabria e New York, oltre ad investigatori italiani e statunitensi. Il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, è a New York per coordinare di persona le indagini che hanno portato all’operazione contro la ‘ndrangheta tra Italia e Usa.
Valorizzare i beni confiscati, accelerando i processi di assegnazione e utilizzo
Milano - Valorizzare i beni confiscati presenti in Lombardia, mettere a sistema ogni informazione utile ad accelerare i processi di...
Read more