Cosenza. Morto dopo trasfusione sangue infetto: la Procura ha concluso le indagini

Cosenza. All’esito di una serrata e complessa attività d’indagine, in data 5 febbraio 2014, la Procura della Repubblica di Cosenza ha emesso avviso di conclusione delle indagini preliminari nei riguardi di dieci persone a vario titolo indagate nell’ambito del procedimento penale avente ad oggetto i gravi fatti verificatisi nel luglio 2013, che hanno determinato il decesso di Cesare Ruffolo, a seguito di un’emotrasfusione contaminata dal batterio gram – negativo serratia marcescens. L’azione investigativa, direttamente coordinata e diretta dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, Dario Granieri, e dai sostituti Salvatore Di Maio e Paola Izzo, esauritasi in un arco temporale di appena sei mesi (del tutto contenuto in rapporto alla complessità della vicenda oggetto di indagine), si è articolata lungo due principali direttrici:
1) una tipica attività di polizia giudiziaria, svolta interamente dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute – N.A.S. di Cosenza, fondata sull’assunzione di dichiarazioni testimoniali di una vastissima cerchia di soggetti, su atti di sequestro operati su tutto il territorio nazionale nonché sull’acquisizione di una considerevole mole di documentazione;
2) accertamenti tecnico-scientifici di natura ripetibile ed irripetibile espletati da consulenti (provenienti dall’Università di Bari) nominati dal Pubblico Ministero e direttamente dall’Istituto Superiore di Sanità.
Le complesse risultanze investigative possono essere sistematizzate nell’ambito di tre diversi filoni, tra loro concettualmente omogenei, in cui si racchiudono gli elementi fondanti, a parere della Procura, le responsabilità penali emerse a carico dei dieci indagati. In primo luogo si è contestato il delitto di rifiuto di atti d’ufficio al Direttore Generale dell’A.O.C. Paolo Maria Gangemi, al Direttore Sanitario Aziendale Francesco De Rosa ed al Direttore del Centro Trasfusionale dell’A.O.C. Marcello Bossio, con riguardo alla mancata adozione di un adeguato piano di azioni correttive rispetto a ben 65 criticità rilevate sin dal settembre 2012 da una Struttura di Controllo della Regione Calabria a seguito di apposita visita ispettiva presso il Servizio Trasfusionale. La permanenza di tali criticità è stata constatata nell’agosto del 2013 (a seguito dei gravi eventi verificatisi) sia dalla stessa Struttura Regionale che da una Commissione Ministeriale, che hanno evidenziato una condizione talmente allarmante e deficitaria sotto il profilo organizzativo, strutturale e tecnologico, da ipotizzare come unica alternativa possibile ad un idoneo risanamento, la chiusura del Servizio Trasfusionale stesso.
In tale contesto deve evidenziarsi la contestazione del delitto di omessa denuncia di reato nei confronti di Pietro Leo e Maria Addolorata Vantaggiato, che, nelle rispettive qualità di Direttore del Dipartimento Sanitario di Medicina e di Responsabile S.S.D. Rischio Clinico, pur avendo conoscenza del decesso di Cesare Ruffolo, a seguito della somministrazione di una sacca ematica contaminata da germi patogeni, non procedevano ad alcuna comunicazione all’Autorità Giudiziaria.
Il secondo profilo attiene alle responsabilità relative alla somministrazione delle sacche contaminate. In particolare si è proceduto alla contestazione del reato di somministrazione di medicinali guasti (poiché tali sono le sacche di sangue per fini trasfusionali), a titolo di dolo eventuale, nei riguardi del Direttore Medico di Presidio Unico dell’Annunziata di Cosenza, dott. Osvaldo Perfetti e del Direttore dell’U.O.C. di Immunoematologia dott. Marcello Bossio, i quali, pur essendo a conoscenza della contaminazione delle sacche ematiche provenienti dal Presidio Ospedaliero e dal Centro Raccolta Sangue di San Giovanni in Fiore, a seguito dell’evento avverso verificatosi a carico del paziente Salvo Francesco in data 19.06.2013, non adottavano alcuna misura idonea ad impedirne l’ulteriore utilizzo, che il 3 luglio 2013 cagionava il decesso di Cesare Ruffolo.
A Mario Golè e Maria Maddalena Guffanti, rispettivamente legale rappresentante e Direttore di Produzione Tecnica della “Germo s.p.a.” si contesta il reato colposo di commercio e distribuzione di sostanze adulterate in modo pericoloso per la salute pubblica. Ed invero gli accertamenti tecnici condotti presso l’Istituto Superiore della Sanità consentivano di accertare che all’interno di flaconi integri del presidio medico – chirurgico ( sapone disinfettante) Germocid fosse presente il batterio serratia marcescens. L’ultimo profilo di responsabilità riguarda il decesso di Cesare Ruffolo e le lesioni riportate da Francesco Salvo in conseguenza della somministrazione delle sacche di sangue infetto nel corso delle emotrasfusioni cui venivano sottoposti. In particolare, si contesta il reato di morte in conseguenza di altro reato doloso a Marcello Bossio ed a Osvaldo Perfetti, che, nelle rispettive suindicate qualità, consentendo nel corso delle trasfusioni praticate ai predetti soggetti l’utilizzo delle sacche ematiche contaminate dal batterio serratia marcescens, cagionavano la morte del Ruffolo.
A Salvatore De Paola e Luigi Rizzuto, rispettivamente Direttore Sanitario e Dirigente Medico in servizio presso il Presidio Ospedaliero di San Giovanni in Fiore, si contesta il reato di omicidio colposo, in quanto permettevano che la raccolta, il prelievo e la conservazione del sangue avvenissero in locali e condizioni inidonee, in violazione della normativa speciale dettata in materia. Ciò determinava la elevata carica contaminante e la moltiplicazione patogena del batterio serratia marcescens con esiti letali per il paziente trasfuso. Ai medesimi sanitari si contesta il delitto di lesioni personali colpose gravi in danno di Francesco Salvo, che, a seguito di una emotrasfusione contaminata da serratia marcescens, subiva uno shock settico che ne determinava il pericolo di vita, scongiurato dal tempestivo e proficuo intervento dei medici del reparto di Medicina “M. Valentini”, ai quali va, altresì, ascritto il merito di aver segnalato, in occasione del decesso del Ruffolo, la presenza della serratia marcescens all’interno delle sacche di sangue provenienti da San Giovanni in Fiore.

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