Messina. Disarticolata organizzazione che gestiva 6 “case” per lo sfruttamento della prostituzione

Messina. I Carabinieri della Compagnia di Messina Sud hanno dato esecuzione a 17 misure cautelari personali (di cui 11 in carcere, 5 agli arresti domiciliari ed 1 obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria) emesse nei confronti di altrettanti soggetti a vario titolo indagati, in concorso, per riduzione in schiavitù, proprietà od esercizio di una casa di prostituzione, induzione, reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. In particolare, la riduzione in schiavitù è stata ravvisata in danno di una donna barbaramente costretta, dal proprio convivente, a concedersi ai vari clienti, subendo una vera e propria coercizione fisica e psichica, a causa del suo stato di debolezza mentale. Le indagini svolte dai militari dell’Arma e coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina (Sost. Proc. Dda Maria Pellegrino e Sost. Proc. Antonio Carchetti), hanno accertato che il sodalizio criminale comprendeva sei vere e proprie “case di prostituzione”, che agivano in un sistema di reciproca collaborazione, gestendo in modo congiunto le attività di reclutamento ed induzione alla prostituzione, per poi rendere disponibili le ragazze in favore della casa che, di volta in volta, ne aveva l’esigenza al fine di poter erogare prestazioni sessuali dietro il pagamento di un corrispettivo in denaro. Nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, a firma del Gip del Tribunale di Messina (Salvatore Mastroeni), sono delineati gli aspetti caratterizzanti dell’attività illecita, la quale veniva condotta mediante un modus ben consolidato. Le indagini, iniziate nell’agosto del 2012, hanno consentito di ricondurre a questa vicenda lo sfruttamento di decine di ragazze, di cui 15 identificate, le quali venivano impiegate “a rotazione” secondo le richieste che pervenivano dai clienti di ognuna delle sei case. In caso di assenza delle ragazze, talvolta erano le stesse “maitresse” a prostituirsi, per poter in ogni caso soddisfare il cliente del momento. Questo meccanismo di scambio delle ragazze tra i malfattori era garantito da contatti frequenti tra gli stessi, al fine di organizzare gli incontri di volta in volta già concordati con i clienti ora in questa, ora in quella casa. La clientela veniva reperita anche attraverso lo strumento informatico, mediante l’inserimento di espliciti annunci in vari siti della rete web. Una volta entrati nel giro, gli avventori venivano avvisati telefonicamente ogni qualvolta si verificava la disponibilità di nuove ragazze. In queste fasi, le indagini sono state rese complesse anche dall’utilizzo di un linguaggio criptico ed allusivo per le comunicazioni tra gli indagati ed i clienti. L’organizzazione del sodalizio è stata ricostruita dagli investigatori, fino ad arrivare a definire la struttura di ognuna delle sei “case di prostituzione” ed il ruolo delle persone coinvolte:

  1. Casa “Perre”, con affiliati Giovanni Cisco, Antonio Gumina ed Inuso Vincenzo, su cui hanno nel tempo ruotato 9 ragazze sfruttate;
  2. Casa “Comandè’”, di Carmela Comandè, affiliati Antonio Barrille, Nicolò Carlino, Patrizia Costa, Michele Ferro, Giuseppa Pulejo ed Cirino Oriti, nell’ambito della quale venivano fatte prostituire 4 ragazze;
  3. Casa “Scucchia”, di Pietra Scucchia ed affiliato Antonio Guarnera, all’interno della quale si concedevano a pagamento 4 ragazze;
  4. Casa “Piazza”, di Vincenza Piazza, che era solita ospitare gli incontri di 2 ragazze;
  5. Casa “Di Pietro”, di Santina Fazio Di Pietro, alla quale venivano indirizzate 2 ragazze;
  6. Casa “Pascale”, di Alfredo Pascale ed Erdisinga Arachchige Mallikawathi, i quali, pur avendo un ruolo meno attivo nell’ambito del sodalizio, contribuivano mettendo a disposizione la propria casa per gli incontri tra 2 ragazze ed i clienti del momento, laddove le altre fossero impossibilitate a farlo.

Particolarmente sconvolgente è quanto emerso in relazione ad Antonino Barrille il quale, oltre a far parte dell’organizzazione, è altresì ritenuto responsabile, insieme ad altri 5 degli indagati, di sfruttamento e riduzione in schiavitù nei confronti della propria convivente, sulla quale veniva esercitata una forma di coercizione fisica e psichica, facendo leva sul suo stato di debolezza mentale. E’ stato stimato che i proventi dell’organizzazione, disarticolata con questa operazione, ammontassero ad una cifra media di 1.000 euro al giorno. L’indagine, nell’ambito della quale sono state emanate le 17 misure cautelari, vede coinvolti ed iscritti sul registro degli indagati 20 soggetti.

Le persone colpite dalla misura cautelare sono:

custodia cautelare in carcere

  1. Vincenzo Inuso nato a Messina il 26/11/1976, ivi residente;
  2. Giovanni Cisco nato a Messina il 08.11.1959, ivi residente;
  3. Carmela Comandè nata a Messina il 11.02.1955, ivi residente;
  4. Michele Ferro alias Massimo nato a Messina il 05.09.1970, ivi residente;
  5. Antonio Barrille nato a Messina il 17.11.1966, ivi residente;
  6. Giuseppina Pulejo nata a Messina il 18.11.1958 ivi residente;
  7. Lucia Mazzullo  alias Lisa nata a Messina il 12/03/1968, ivi residente;
  8. Antonino Guarnera nato a Messina il 03/07/1974, ivi residente;
  9. Giuseppe Bonsignore, nato a Messina il 25.07.1958, ivi residente;
  10. Vincenza Piazza nata a Messina il 07.06.1955, ivi residente;
  11. Alfredo Pascale nato ad Angri (SA) il 25.03.1949, residente a Messina.

arresti domiciliari:

  1. Antonino Gumina nato a Messina il 27.10.1962, ivi residente;
  2. Cirino Oriti  alias Mario nato a S. Fratello (ME) il 04.02.1948, ivi residente;
  3. Pietra Scucchia alias Petrina nata a Messina il 15.03.1931, ivi residente;
  4. Santina Di Pietro Fazio nata a Messina il 24.09.1973 ivi residente;
  5. Edirisinga Arachchige Mallikawathi alias Malika o Marika, nata a Kutukenda East (Sri Lanka) il 30/03/1947, dimorante a Messina.

obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria:

  1. Antonino Micale nato a Messina il 19.10.1994, ivi residente.
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