Processo Reggio Sud. E’ il giorno delle arringhe dei difensori

Reggio Calabria. Oggi si è celebrata l’udienza per gli imputati nel rito ordinario dell’operazione “Reggio Sud”, tenutasi presso l’Aula Bunker di Reggio Calabria, davanti al tribunale collegiale (presidente Andrea Esposito). Il pm Stefano Musolino lo scorso 4 febbraio, durante la requisitoria, ha chiesto pesantissime condanne per ben 270 anni di carcere per gli imputati. Tra le richieste di condanna più alte, quelle nei confronti di Carmelo Riggio (31 anni ), Mariano Benito Foti ( 30 anni ), Vincenzo Principato (29 ) e Giuseppe Ficara (21).
L’udienza del maxiprocesso che vede numerosissimi soggetti imputati di associazione mafiosa, estorsione ed altri reati di particolare gravità, era incentrata sulle discussioni degli avvocati Giuseppe Gentile, nell’interesse di Mariano Benito Foti, per la cui posizione il Pubblico Ministero nella propria requisitoria ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione; quella dell’avvocato Pierpaolo Albanese nell’interesse di Giovanni Zappalà (richiesta di condanna a 17 anni di reclusione ), l’avvocato Pietro Catanoso nell’interesse di Fortunato Cilione (richiesta di 6 mesi di reclusione ); l’avv. Maria Teresa Cultrera nell’interesse di Augusto Giuffrida (per il quale il PM ha chiesto l’assoluzione ); l’avv. Attilio Parrelli in difesa di Enzo Bevilacqua (richiesta di condanna a 9 anni di reclusione ).
Di particolare rilevanza è stato l’intervento dell’Avv. Gentile il quale ha cercato di smontare l’impostazione accusatoria che ha portato l’Ufficio di Procura a richiedere la condanna a tre decenni di reclusione; l’intento del legale è stato quello di dimostrare l’assoluta innocenza relativamente a tutti i capi d’imputazione a carico del Foti, riuscendo ad evidenziare la mancanza di prove connesse alla concreta perpetrazione dei reati contestati al proprio assistito (tra i reati contestati, di maggior gravità è quello di cui all’art. 416 bis in quanto Foti è considerato dalla Procura un presunto aderente al Locale di ‘ndrangheta di Pellaro).
L’avv. Giuseppe Gentile ha fatto emergere in sede di discussione un dato importantissimo in chiave difensiva per tutti quegli imputati nei confronti dei quali è stata richiesta la condanna, sempre con riferimento al reato di associazione mafiosa; il legale ha ricordato la decisiva testimonianza avvenuta in fase di istruttoria dibattimentale, dell’ing. Giovanni Suraci, nella qualità di tecnico incaricato dalla stessa difesa del Foti. Il perito ha redatto una perizia tecnica di parte al fine di illustrare lo stato e le dimensioni dei locali della Stazione di Servizio “attenzionata” dall’Ufficio di Procura per il fatto di essere considerato il luogo nevralgico al cui interno si sarebbero tenute le riunioni strategiche di ‘ndrangheta, e precisamente degli aderenti al locale di Pellaro; l’Ing. Suraci ha precisato come le dimensioni dell’ufficio del gestore del distributore non consentivano la contemporanea presenza al suo interno di più di due persone, quando invece già i giuristi latini stabilivano che “tres faciunt collegium”, ossai che un’associazione qualsivoglia dev’essere composta da almeno tre persone, dunque disattendendo totalmente quelle che erano le risultanze dell’impianto accusatorio.

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