Reggio Calabria. Tornano a fare le loro apparizioni le scritte offensive disegnate sui muri contro gli appartenenti alle Forze dell’Ordine. Frasi ignobili che offendono quanti giornalmente si prodigano a favore della comunità tutta, compresi quegli stessi balordi che continuano ad oltraggiarli con scritte ingiuriose che a volte appaiono come delle sfide (“senza manganelli quando volete”) lanciate, nel vuoto di un incomprensibile quanto stupido accanimento, contro di loro.
Il luogo che giornalmente si accresce di queste frasi spruzzate sui muri è quello compreso tra le due scuole formanti l’Istituto comprensivo “Carducci-Da Feltre” del rione di Tremulini, ormai tristemente famoso per essere balzato alla cronaca a causa degli attentati che hanno interessato gli stessi istituti di istruzione.
Bombe incendiarie e altri attentati hanno infatti nel recente trascorso creato allarme tra i tanti che orbitano attorno alla scuola. Non solo.
Insieme a questi atti vandalici di origine scellerata, sono iniziate a comparire anche le frasi ingiuriose contro i tutori delle Forze dell’ordine. Prima una che mandava in lingua inglese al conosciuto “quel paese” i poliziotti, poi via via nel tempo a seguire, le altre scritte (“sbirri infami” o ancora “sbirri siete morti che camminano”, marcate dalla solita parola “Acab”, acronimo di “All Cop Are Bastards” (che tradotto vuol significare “tutti i poliziotti sono come facilmente decifrabile dall’ultima parola) segnata spesso e immancabilmente su vaste superfici degli edifici delle due scuole.
Un simbolo della croce svastica si unisce alla simbologia teppista presente nella zona. Un sito in cui a quanto sembra chi è dedito a tali idioti sfoghi dimostrativi trova sempre più libertà di agire favorito da alcuni motivi che attanagliano il posto da molto tempo.
Tra questi la totale mancanza di illuminazione del punto che inghiotte in un perenne e inquietante buio anche la martoriata degradata “Villetta Unicef”. Altro elemento che potrebbe favorire loschi movimenti è quello fornito dalla serie di edifici costruiti a pochi metri dal punto mai ultimati di quello che sarebbe dovuto diventare un centro polifunzionale ma che invece rimane terra di facile conquista di innumerevoli senza tetto e losche ombre che si muovono furtivamente all’interno dell’area degradata.
Guglielmo Rizzica